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Posts Tagged ‘MONSANTO’

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“i pesticidi entrano nel sangue delle donne in gravidanza”.

Solo questa innegabile e constatata verità, dovrebbe far pensare e rabbrividire molti e molti, se ne hanno voglia, ma si sa , la voglia in questi casi è come una foglia autunnale quando soffia il vento del business a tutti i costi, acclamato e riverito dalle multinazionali alimentari e farmaceutiche.

Complimentoni al Trentino ed al Veneto per il record assoluto di pesticidi sul territorio e DENTRO il territorio, altro che venite a respirare il verde della natura come recitano i loro fulgidi depliants turistici.

Vergogna è una parola gentilissima in questo caso. Per tirar su coltivazioni a josa, o tirar giù qualche mela in più,stanno avvelenando terra, falde, animali e persone. Anzichè vergogna, meglio criminali.

Eccovi uno sconvolgente report, riportato nel Docufilm di Alessandro Tomasi in uscita “Pesticidi siamo alla frutta”

Avvelenati a norma di legge. Ci tocca lo stesso destino di Biancaneve, solo che stavolta non ci sarà nessun principe azzurro a cavallo che verrà a salvarci, dovremo vedercela da soli. Perché i pesticidi utilizzati in agricoltura sono nel sangue delle donne in gravidanza, nello sterco degli orsi, nel miele e persino sui ghiacciai. Lo racconta ‘Pesticidi, siamo alla frutta’, sottotitolo ‘Biancaneve non è sola’, il nuovo documentario di Andrea Tomasi, già coautore del libro inchiesta ‘La farfalla avvelenata’ e del docufilm ‘Veleni in paradiso’, sul traffico di rifiuti tossici che da mezza Italia arrivano in Trentino, affiancato in quest’avventura dal videomaker Leonardo Fabbri, titolare di Envyda. E di avventura si tratta, dato che l’intero lavoro, che parla degli effetti dell’agricoltura intensiva in Italia, è stato autoprodotto e autofinanziato. In questi giorni, dopo le tappe in Trentino, altre proiezioni sono previste in tutta Italia, da Roma a Taranto, da Bologna alla Terra dei fuochi.

DAI DATI AGLI ALLARMI DEGLI ESPERTI
Si parte dai dati dell’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale). Nel docufilm si mostrano quelli sulle vendite delle varie tipologie di fitofarmaciregione per regione. D’altro canto nel nuovo ‘Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2018’ appena pubblicato l’Ispra certifica che il Trentino resta a livelli altissimi ed è il peggiore, in Italia, secondo solo al Veneto. In Provincia di Trento, infatti, sono stati rilevati 9,3 chilogrammi per ettaro di superficie agricola utilizzata, un livello altissimo rispetto alla media nazionale che è di 4,9 chilogrammi a ettaro e molto lontano dalla vicina provincia di Bolzano che si ferma a 4,4. Il Veneto è l’unico territorio che riesce a fare peggio con 11,7 chilogrammi di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata. “Ma se nel docufilm il baricentro è proprio in Trentino, con l’agricoltura intensiva delle mele golden a farla da padrona  – spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Tomasi – affrontiamo una questione che interessa tutto il nostro Paese, da Nord a Sud. E riguarda produttori, consumatori, istituzioni”. Si dà la parola a oncologi, pediatri, nutrizionisti, contadini bio e non, per cercare di capire qual è la situazione nel nostro Paese, ma anche quali sono gli effetti dell’agricoltura intensiva e dell’utilizzo dei pesticidi sui consumatori e, soprattutto, sui bambini. Da queste testimonianze emerge che pur trattandosi di farmaci a norma di legge “come spiega  il pediatra Leonardo Pinelli – aggiunge Tomasi – non viene calcolato l’effetto del mix dei fitofarmaci, sul quale non ci sono neppure studi approfonditi. Dunque si sceglie cosa mangiare, senza avere una vera consapevolezza sugli effetti che l’assunzione di una serie di prodotti avrà sul nostro organismo”.
PESTICIDI OVUNQUE
Partendo proprio dal Trentino Alto Adige, nel docufilm viene intervistato un contadino biologico che, insieme al ‘Comitato per il diritto alla salute’ della Val di Non ha raccolto dei campioni, fatti poi analizzare in un laboratorio di Firenze. Ebbene, sono state trovate tracce di pesticidi nello sterco dell’orso e nel favo di ceradi un alveare dal quale, quindi, passa direttamente nel miele che consumiamo. E se non può essere considerato un campione statisticamente rilevante quello che riguarda le analisi fatte in Germania e in Italia su 14 donne in gravidanza, è comunque significativo che nel 100 per cento dei casi siano state trovate tracce di fitofarmaci nelle urine. Al lavoro ha contribuito anche il meteorologo Luca Mercalli (che tiene una rubrica sul nostro mensile FqMillenniuM, ndr), che parla della presenza di sostanze chimiche anche sui ghiacciai dell’arco alpino, ad alta quota. La nutrizionista Renata Alleva ha affrontato la questione degli effetti della presenza di pesticidi sul Dna, parlando delle analisi che lei stessa ha fatto eseguire in Val di Non su una trentina di abitanti tra uomini, donne e bambini.
IL BIOLOGICO: UN SISTEMA IMPERFETTO
Nel docufilm c’è anche un cameo dell’attore e regista Marco Paolini. Ricco di ironia il contributo di Velia Lalli, volto noto di Comedy Central di Sky e del programma Sbandati di Raidue, che prende in giro un certo modo di produrre e consumare biologico. A riguardo si giunge alla conclusione che, nonostante produrre biocosti troppo e ad oggi non rappresenti un sistema perfetto, forse è quella l’unica alternativa all’avvelenamento ‘a norma di legge’. Sulla strada opposta, lo racconta il docufilm, ci sono le contraddizioni dell’agricoltura intensiva. Un esempio è proprio quello della coltura intensiva delle mele golden in Trentino. In Italia molti sono invece i comuni che hanno aderito al progetto europeo ‘Città libere dai pesticidi’, azzerando o riducendo al minimo l’uso dei pesticidi sul loro territorio in favore di alternative sostenibili: Varese, Ragusa, Malles (Bolzano), Occhiobello (Rovigo), Volvera (Torino), Bastida Pancarana (Pavia), Robilante, Morozzo e Barge (tutti in provincia di Cuneo) e Lozzolo (Vercelli).
IL MESSAGGIO
Secondo l’autore del docufilm “l’Italia può e deve fare molto di più, a maggior ragione in un momento nel quale anche la percezione dei consumatori sta cambiando. Siamo tutti più prudenti, soprattutto per i nostri figli”. Eppure, nonostante a livello europeo l’Italia avesse assunto una posizione favorevole alla messa al bando del glifosato, per esempio, tutto è stato frenato da Bruxelles. Gli interessi in ballo sono tanti. “Prima di rimuovere gli ostacoli politici, sia nazionali sia a livello europeo – conclude Tomasi – possiamo partire da noi stessi, prendendo consapevolezza del fatto che ogni volta che scegliamo qualcosa al supermercato è come se votassimo. Decidiamo noi cosa il mercato offrirà domani”.
Pesticidi, siamo alla frutta

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Una dimostrazione di come i “potenti” del mondo industriale, globale,politico, addomesticano e filtrano notizie.

Chimica, DuPont e Dow studiano una fusione da 120 mld

questa la notizia, apparentemente appetitosa per gli investitori incalliti che vivono sui lucrosi guadagni di Borsa. Appetitosa anche per i ministri del lavoro che sventolano :rilancio economico,assunzioni(o riduzioni?),progresso.

Notizia ,invece,messa li per li da qualche parte negli articoli e’ la seguente:

Uno dei problemi derivanti dalla concentrazione e successivo spacchettamento di DuPont e Dow è il business dell’agricoltura, nel quale ci sarebbe una posizione di assoluto dominio per i prodotti chimici e le sementi. La divisione dedicata di DuPont, lo scorso anno, ha realizzato 11,3 miliardi di vendite, che si sommerebbero ai quasi 7,3 miliardi di Dow.

Capito bene? Assoluto dominio delle Sementi.

Significa che questi Signori faranno in bene e in male,cio’ che vorranno per l Agricoltura Mondiale.

Questo un ennesimo problema futuro, ma al presente esiste gia’ una terribile realta’ ,anzi una strategia vera e propria avente lo stesso fine ,messa in atto dalla famigerata Monsanto.

A me sembra una cosa maledettamente orrenda e pericolosa. Non e’ solo il pensiero di un minuscolo blogger quale sono io , leggetevi di seguito,e ve lo consiglio, l’intervista a Jeffrey M. Smith, ricercatore dell’Institute for Responsible Technology.USA assertore del seguente pensiero:

La Monsanto sta tentando di prendersi il controllo di tutte le riserve di sementi nel mondo nascondendo tutti i dati sui danni che gli Ogm provocano all’ecosistema e alla salute umana

 

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D: I sostenitori delle coltivazioni ogm affermano che sono utili per combattere la povertà, la fame e le melattie nei paesi in via di sviluppo. C’è qualche verità in tutto questo?

JS: Non secondo gli esperti; a sostenere queste cose sono gli addetti alle pubbliche relazioni dell’industria del biotech. Gli esperti mondiali hanno a disposizione il rapporto “I-Stat” promosso dalle Nazioni Unite e dall’Oms ed esso conclude che gli Ogm, attualmente, non hanno nulla da offrire in fatto di risoluzione del problema della fame nel mondo o dell’eradicazione della povertà. Erano state fatte promesse, ma di fatto la resa dei terreni non è aumentata, anzi è stata ridotta stando ai dati di scienziati indipendenti.

D: Dal suo punto di vista, si può trarre qualche beneficio tangibile dagli Ogm?

JS: Solo se si è ciechi. Il cereale ogm più famoso è il “roundup ready”, prodotto dalla Monsanto, che produce l’erbicida Roundup. Il cereale è stato modificato per poter assorbire dosi di erbicida che ucciderebbero piante normali. Se la guardiamo dalla ristretta prospettiva di un agricoltore, è facile: puoi spruzzare quanto erbicida vuoi sulle piante, uccidere tutte le biodiversità ma non il cereale che coltivi. Quello a cui non si pensa è il danno alla salute per coloro che mangiano quel cereale; non si pensa al danno che si fa al suolo, all’ecosistema, a come si favoriscono le malattie delle altre piante. A fornire alla Monsanto i fondi per la ricerca sono uomini “della Monsanto” dentro le istituzioni. Quando è stato approvato l’ormone bovino della crescita – il farmaco che la Monsanto inietta nelle mucche per aumentare la produzione di latte – c’erano uomini dela Monsanto nei posti che contavano.

D: Ci sono paesi che si oppongono ufficialmente agli Ogm?

JS: Sì. Ci sono molti paesi che non permettono le semine di ogm. Molti paesi in Europa, come la Svizzera, o il Perù e il Venezuela nel sud America. Ci sono nazioni come lo Zambia che non permettono la presenza di ogm negli approvvigionamenti di cibo. Purtroppo però ci sono sei nazioni che hanno la maggior delle coltivazioni ogm, fino al 90%, ed esportano cibo in tutto il mondo, provocando così l’esposizione di un scaco di persone.  Ma in Europa il veto maggiore non viene dai governi, bensì dall’industria alimentare. Nel febbraio 1991 uno scienziato inglese si mise a fare ricerca sugli ogm per capire come li si poteva testare per la sicurezza. Casualmente scoprì che erano estremamente pericolosi e che in 10 giorni avevano causato danni massivi alla salute dei topi. Rese pubbliche queste preoccupazioni, fu un eroe per due giorni, ma poi arrivò una telefonata dall’ufficio del primo ministro inglese al direttore dell’istituto e il ricercatore venne silurato e messo a tacere con la minaccia di una denuncia. I media però scoprirono quanto accaduto e parlarono di questi pericoli. Aumentò la contrarietà da parte dei consumatori e quindi Unilever, seguita da Nestlè e da altre società, si impegnò a non usare derivati degli ogm in Europa. Ma le stesse compagnie li utilizzano altrove, poiché non c’è stata sufficiente informazione.

D: Il genoma geneticamente modificato è reversibile? Parlando dell’Europa, lì la UE ha imposto che i prodotti Ogm siano indicati in etichetta, ma c’è un’ambiguità nel sistema? Lei pensa che vedremo aumentare sempre più I campi ogm anche in Europa?

JS: Per chiarire: in Europa I prodotti importati che contengono Ogm devono essere identificabili dall’etichetta, ma se i mangimi importati sono ogm e con quelli si alimentano gli animali, allora latte e carne in Europa non hanno l’obbligo di riportare in etichetta l’indicazione “geneticamente modificato”. Questa ambiguità ha permesso di far entrare in Europa milioni di tonnellate di alimenti geneticamente modificati e questo, noi crediamo, ha comportato problemi di salute. Negli Usa stiamo vedendo un sacco di problemi di salute provocati dagli Ogm: disturbi gastrointestinali, problemi al sistema immunitario come allergie e asma, malattie autoimmuni, diabete, patologie infiammatorie e disturbi della riproduzione come infertilità.  E vediamo anche che tali malattie possono regredire nell’uomo e negli animali quando passano a un’alimentazione priva di ogm. In Europa la valutazione è più difficile perché la gente viene esposta agli ogm attraverso i prodotti animali. Si vedono comunque già i danni sugli animali; abbiamo visto danni a pressochè ogni organo e sistema negli animali, crescita di cellule potenzialmente cancerogene; cervelli, fegati e testicoli più piccoli, organi infiammati, danni a fegato e reni eccetera. Ma non conosciamo l’impatto sull’uomo quando mangia animali malati. Inoltre gli animali alimentati con ogm hanno anche deficit nutritivi, poiché il Roundup si lega ai nutrienti nella pianta rendendoli indisponibili.  Gli animali mangiano cereali e vegetali trattati con Roundup, quindi cibo non nutriente.

D: Ma se gli ogm sono così pericolosi come dice, perché il loro mercato continua ad aumentare?

JS: A crescere sono le vendite di prodotti non-ogm, che stanno crescendo più velocemente di ogni altro prodotto. Il presidente della Whole Food Market ha dichiarato al giornale Usa Today che quando persone terze verificano che un prodotto è veramente senza ogm, le sue vendite aumentano dal 15 al 30%.  Siamo al punto critico soprattutto in Europa.  La richiesta di prodotti non-ogm aumenta perchè la gente teme per la propria salute e questo ha fatto sì che siano state approvate leggi sull’etichettatura anche in Connecticut e in Maine. C’è un forte movimento anti-ogm e noi crediamo che che possa portare alla loro eliminazione.

D: Ma società come la Monsanto sono sicuramente al corrente delle ripercussioni e dei pericoli. Quindi cosa c’è dietro?

JS: Confermo quanto lei ha detto: ho parlato con uno scienziato che lavora per Monsanto e ha confermato quanto già sappiamo e cioè che quando sono emersi i danni sui topi del mais Monsanto, hanno riscritto gli studi per nascondere le prove. Mi ha anche detto che gli studi della Monsanto sull’ormone bovino della crescita hanno riscontrato nel latte così tanto IGF-1, un ormone che favorisce l’insorgenza del cancro, che tre scienziati dopo quell’esperimento hanno smesso di bere latte, anche quello biologico. Ho parlato con una persona che era a San Francisco alla conferenza del 1999 e ha sentito un consulente Monsanto domandare ai dirigenti qual era il loro futuro ideale nei successivi 15-20 anni. E quelli hanno descritto un mondo dove il 100% di tutti i semi sul mercato erano geneticamente modificati e coperti da brevetto. Questo darebbe alla Monsanto e alle altre industrie del biotech il controllo completo su tutte le riserve di sementi del mondo e quando si ha il controllo del cibo si ha il controllo di tutto. Vogliono introdurre la tecnologia “terminator” per rendere i semi sterili e sarebbe la rovina di quell’1,4 miliardi di agricoltori che ancora preservano i loro semi. Vogliono che tutti gli agricoltori del mondo acquistino i semi dal catalogo della Monsanto, rigorosamente ogm. Vogliono sostituirsi a ciò che si è ottenuto in miliardi di anni di evoluzione in nome del profitto e del potere.

D: Riguardo ai terreni, la penetrazione del genoma geneticamente modificato nell’ecosistema agricolo è reversibile? O è troppo tardi?

JS: Noi sappiamo che i geni possono trasferirsi dai cereali ogm ai micro-organismi del terreno e agli animaletti che in quei suoli vivono. Inoltre il Roundup viene spruzzato su milioni di acri in quantità enormi; distrugge i batteri utili del terreno che forniscono nutrimento alle piante e favorisce I batteri patogeni; infatti oltre 40 malattie delle piante sono in aumento negli Usa. Può restare nel terreno per anni, anche per decenni. E’ un problema enorme; poi c’è la tossina BT, prodotta nel mais e nel cotone. E’ stata pensata per aprire piccoli buchi negli stomaci degli insetti per ucciderli e ora si è scoperto che apre buchi anche nelle cellule umane, passa attraverso le pareti cellulari e in qualche modo entra nella circolazione sanguigna. E’ stata trovata nel 93% delle donne gravide studiate e nell’80% dei feti non nati. La tossina BT si lega anche al terreno, può finire nei fiumi e colpire l’ecosistema marino

Ovviamente,come sempre, ci saranno assertori e detrattori. Io,che sono nato in campagna vedo un po’ le cose reali: Campi sterminati di Mais,Api che stanno scomparendo,Uccelli,piccoli roditori,insetti vari che stanno facendo la stessa fine.

Ma ve le ricordate le rondini? 

Io vedo la distruzione di colture e delle Culture tradizionali dei luoghi nel Mondo, a favore di culture intensive per mangimi di allevamenti  animali, oli per alimenti a basso costo,combustibile e quant’altro fa profitto immediato. Vedo la strafottente imposizione di pochi contro chi ,con la Terra ci vive e non ci lucra.

E’ questo il progresso?

 

 

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Io non vorrei ci fosse lo zampino dei soliti noti, tipo Monsanto&Co. Sta di fatto che la banana Cavendish,la piu’ diffusa,sta scomparendo dal Globo. Mi auguro vivamente di no e che cio’ non sia una delle solite conseguenze a cui,negli ultimi anni,siamo abituati ad assistere: La distruzione di specie vegetali a favore della nascita di un nuovo ceppo con i superpoteri atto a sopravvivere ai vari funghi e batteri,prodotto e commercializzato dai soliti noti. Mi auguro davvero di no ,in questo caso,sarebbero davvero giustificate le parole di Vladimir Putin quando dichiaro’ apertamente:

«Monsanto e Syngenta, stanno per azzerare la vita sul nostro pianeta, per contrastarle sarei disposto anche ad innescare una guerra»

e sta conducendo una campagna totale contro  le sementi trattate con insetticidi neuro-attivi come i neonicotinoidi, di cui la Monsanto e la Syngenta detengono i brevetti, che stanno travolgendo la biodiversità del pianeta. A farne le spese in maniera catastrofica sono le api ed altri insetti impollinatori.

Il ceppo Tropical Race 4 (TR4) di Fusarium oxysporum, che causa la malattia di Panama nelle banane Cavendish, sta minacciando sempre più seriamente la produzione globale di banane.
A seguito dei focolai rilevati poco più di un anno fa in Giordania e Mozambico, il TR4 si è infatti diffuso in Pakistan e Libano e, da qualche settimana, anche in Australia (Queensland). I campioni di piante sintomatiche del Pakistan e del Libano sono stati analizzati dal Wageningen UR, Università pubblica dei Paesi Bassi con annesso Istituto di Ricerca, in collaborazione con Asim Agriculture Farm (Pakistan) e Debbane Group (Libano), ed i risultati di queste analisi sono stati pubblicati il 31 marzo sulla rivista Plant Disease.

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I rinvenimenti di piante infette in Pakistan e Libano

Hadi Bux Laghari, della Asim Agricoltura Farm ha rilevato piantagioni di banane con sintomi sospetti di appassimento e ha quindi deciso di lanciare un appello su un forum online. Lo scienziatoGert Kema, del Wageningen UR si è offerto di analizzare campioni della pianta. Dopo diversi step sperimentali, che hanno riguardato la diagnosi del DNA, l’isolamento del fungo e l’infezione di piante di banane sane in una serra dell’Università olandese, il gruppo di lavoro guidato da Kema ha concluso che il TR4 aveva effettivamente raggiunto il Pakistan e che vi sono grandi rischi di diffusione, in quanto il patogeno è stato rilevato in una zona soggetta a inondazioni e molto vicina all’India, il più grande Paese produttore di banane al mondo, con una produzione annua di circa 30 milioni di tonnellate.
Il TR4 è stato diagnosticato anche nel Lidano, a seguito dell’allarme lanciato dall’azienda Debbane Freres che ha inviato al Wageningen UR dei campioni prelevati in un’area produttiva di pochi ettari.

“Non è chiaro come la malattia sia arrivata in Pakistan, ma sappiamo che si diffonde molto rapidamente” ha dichiarato Gert Kema. “Mentre la zona infetta inizialmente era solo di 6 ettari, abbiamo constatato che sono stati colpiti sinora oltre 100 ettari. Questo è più di un problema locale: è una minaccia per l’intera regione”. Relativamente al Libano, “la presenza del patogeno è dovuta molto probabilmente al trasporto locale di piante infette provenienti dalla Giordania”.

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Il TR4 è ormai un problema internazionale

Recentemente, la FAO ha chiesto ai paesi produttori di banane di adottare misure di quarantenacontro l’ulteriore proliferazione della malattia e di realizzare una serie di azioni preventive, tra cui per esempio la formazione del personale per diagnosticare il fungo, migliorare il monitoraggio e le procedure di segnalazione.
Nel mese di dicembre 2014, gli esperti di FAO hanno inoltre discusso la situazione attuale e hanno chiesto di avviare un’azione globale contro il TR4. “La recente diffusione in Giordania e Mozambico, e ora in Pakistan, Libano e Australia, mette in evidenza che dovremmo considerare con urgenza possibili soluzioni di quarantena internazionale“, sottolinea Kema. “L’ulteriore espansione del TR4 può avere conseguenze devastanti sull’approvvigionamento alimentare, nonché sull’occupazione e la stabilità economica del settore internazionale delle banane”. Per questi motivi il team di Kema sta esaminando un numero elevato di banane per “trovare frutti resistenti al TR4 e identificare i geni responsabili. Ci sono molte varietà di banane locali oltre alla Cavendish; armati di questa conoscenza, possiamo iniziare a sviluppare banane resistenti insieme ai nostri partner

Sembra un gioco di parole ma ,nel nostro pianeta, grazie alle evoluzioni quasi terroristiche dell Homo Sapiens,siamo arrivati davvero alla frutta.

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Oltre che carnivoro e’ anche cacciatore.

Cacciatore di trofei.Assassinii ,stragi,non tanto per mangiare ma per puro piacere di uccidere.

Sempre piu’ affiorano con impeto notizie,relazioni,prove,connessioni di malattie ,patologie,allergie,legate alla carne. Medici,ricercatori di case farmaceutiche,professori, no ce la fanno nemmeno piu’ a sostenere il contrario schiacciati dalle sempre piu’ evidenti conseguenze .

Cio’ non sembra preoccupare minimamente  mamme protettrici dei propri bimbi(a parole),pronte ad annuire e pontificare,salvo poi trascinare famiglie intere ,amici e parenti in quelle catene alimentari di fast food  dove si sa ma non si dice,come e dove si procurano la carne, oppure propinare malloppi di carne prendi un chilo paghi un etto, frutto di sterminii in serie di animali tirati su in gabbie 1×2 e punturati dalla nascita con il miglior menu’ di casa Monsanto &co.

I cinesi divorano qualsiasi cosa cammini con le proprie gambe o altro.I giapponesi infrangono immancabilmente la proibizione alla caccia delle balene,per scopi scientifici, come se non bastassero le stragi da inquinamento marino.

E poi, cosa cazzo tirate in ballo la scienza a fare? Terminator del cavolo.Abbiate almeno,una volta,la dignita’ di dire la verita’: Non ci frega un cappero delle leggi e della scienza,Noi le balene le cacciamo per altro.

Si spara sempre piu’ a specie protette e le liste in estinzione si allungano.

Si uccidono maestosi animali per mettere teste impagliate sopra il caminetto e raccontarla ad ospiti compiacenti ed ossequianti,tra un Armagnac e l’altro.

Tra non molto ,del regno animale restera’ un ricordo custodito in chiavette USB, da osservare come si faceva con le vecchie foto di famiglia durante le serate invernali.

Non basteranno nemmeno piu’ gli allevamenti intensivi, perche’ il pianeta sara’ stato spremuto alla follia per esigenze assurde e non ci sara’ nemmeno piu’ spazio e tempo per coltivazioni di pseudo foraggio.

E allora? Allora si cacceranno da soli, e si venderanno parti al kilo e pure in offerta.

Io saro’ belle e morto con tutte le mie idee di cambiare questo mondo e mi godro’,purtroppo, lo spettacolo da qualche parte.

L’uomo deve uccidere sempre e comunque .

Se gli animali finiscono ci sono sempre gli uomini.

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e poi,dulcis in fondo,finche’ ci saranno testimonial del genere che indossano vestiti di carne vera ( si si non e’ una bufala…forse e’ carne di manzo),siamo a posto .

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lady Caca o Caga ,nn rammento bene, con il vestito in vera carne agli MTV

 

 

 

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