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Posts Tagged ‘OGM’

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Una dimostrazione di come i “potenti” del mondo industriale, globale,politico, addomesticano e filtrano notizie.

Chimica, DuPont e Dow studiano una fusione da 120 mld

questa la notizia, apparentemente appetitosa per gli investitori incalliti che vivono sui lucrosi guadagni di Borsa. Appetitosa anche per i ministri del lavoro che sventolano :rilancio economico,assunzioni(o riduzioni?),progresso.

Notizia ,invece,messa li per li da qualche parte negli articoli e’ la seguente:

Uno dei problemi derivanti dalla concentrazione e successivo spacchettamento di DuPont e Dow è il business dell’agricoltura, nel quale ci sarebbe una posizione di assoluto dominio per i prodotti chimici e le sementi. La divisione dedicata di DuPont, lo scorso anno, ha realizzato 11,3 miliardi di vendite, che si sommerebbero ai quasi 7,3 miliardi di Dow.

Capito bene? Assoluto dominio delle Sementi.

Significa che questi Signori faranno in bene e in male,cio’ che vorranno per l Agricoltura Mondiale.

Questo un ennesimo problema futuro, ma al presente esiste gia’ una terribile realta’ ,anzi una strategia vera e propria avente lo stesso fine ,messa in atto dalla famigerata Monsanto.

A me sembra una cosa maledettamente orrenda e pericolosa. Non e’ solo il pensiero di un minuscolo blogger quale sono io , leggetevi di seguito,e ve lo consiglio, l’intervista a Jeffrey M. Smith, ricercatore dell’Institute for Responsible Technology.USA assertore del seguente pensiero:

La Monsanto sta tentando di prendersi il controllo di tutte le riserve di sementi nel mondo nascondendo tutti i dati sui danni che gli Ogm provocano all’ecosistema e alla salute umana

 

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D: I sostenitori delle coltivazioni ogm affermano che sono utili per combattere la povertà, la fame e le melattie nei paesi in via di sviluppo. C’è qualche verità in tutto questo?

JS: Non secondo gli esperti; a sostenere queste cose sono gli addetti alle pubbliche relazioni dell’industria del biotech. Gli esperti mondiali hanno a disposizione il rapporto “I-Stat” promosso dalle Nazioni Unite e dall’Oms ed esso conclude che gli Ogm, attualmente, non hanno nulla da offrire in fatto di risoluzione del problema della fame nel mondo o dell’eradicazione della povertà. Erano state fatte promesse, ma di fatto la resa dei terreni non è aumentata, anzi è stata ridotta stando ai dati di scienziati indipendenti.

D: Dal suo punto di vista, si può trarre qualche beneficio tangibile dagli Ogm?

JS: Solo se si è ciechi. Il cereale ogm più famoso è il “roundup ready”, prodotto dalla Monsanto, che produce l’erbicida Roundup. Il cereale è stato modificato per poter assorbire dosi di erbicida che ucciderebbero piante normali. Se la guardiamo dalla ristretta prospettiva di un agricoltore, è facile: puoi spruzzare quanto erbicida vuoi sulle piante, uccidere tutte le biodiversità ma non il cereale che coltivi. Quello a cui non si pensa è il danno alla salute per coloro che mangiano quel cereale; non si pensa al danno che si fa al suolo, all’ecosistema, a come si favoriscono le malattie delle altre piante. A fornire alla Monsanto i fondi per la ricerca sono uomini “della Monsanto” dentro le istituzioni. Quando è stato approvato l’ormone bovino della crescita – il farmaco che la Monsanto inietta nelle mucche per aumentare la produzione di latte – c’erano uomini dela Monsanto nei posti che contavano.

D: Ci sono paesi che si oppongono ufficialmente agli Ogm?

JS: Sì. Ci sono molti paesi che non permettono le semine di ogm. Molti paesi in Europa, come la Svizzera, o il Perù e il Venezuela nel sud America. Ci sono nazioni come lo Zambia che non permettono la presenza di ogm negli approvvigionamenti di cibo. Purtroppo però ci sono sei nazioni che hanno la maggior delle coltivazioni ogm, fino al 90%, ed esportano cibo in tutto il mondo, provocando così l’esposizione di un scaco di persone.  Ma in Europa il veto maggiore non viene dai governi, bensì dall’industria alimentare. Nel febbraio 1991 uno scienziato inglese si mise a fare ricerca sugli ogm per capire come li si poteva testare per la sicurezza. Casualmente scoprì che erano estremamente pericolosi e che in 10 giorni avevano causato danni massivi alla salute dei topi. Rese pubbliche queste preoccupazioni, fu un eroe per due giorni, ma poi arrivò una telefonata dall’ufficio del primo ministro inglese al direttore dell’istituto e il ricercatore venne silurato e messo a tacere con la minaccia di una denuncia. I media però scoprirono quanto accaduto e parlarono di questi pericoli. Aumentò la contrarietà da parte dei consumatori e quindi Unilever, seguita da Nestlè e da altre società, si impegnò a non usare derivati degli ogm in Europa. Ma le stesse compagnie li utilizzano altrove, poiché non c’è stata sufficiente informazione.

D: Il genoma geneticamente modificato è reversibile? Parlando dell’Europa, lì la UE ha imposto che i prodotti Ogm siano indicati in etichetta, ma c’è un’ambiguità nel sistema? Lei pensa che vedremo aumentare sempre più I campi ogm anche in Europa?

JS: Per chiarire: in Europa I prodotti importati che contengono Ogm devono essere identificabili dall’etichetta, ma se i mangimi importati sono ogm e con quelli si alimentano gli animali, allora latte e carne in Europa non hanno l’obbligo di riportare in etichetta l’indicazione “geneticamente modificato”. Questa ambiguità ha permesso di far entrare in Europa milioni di tonnellate di alimenti geneticamente modificati e questo, noi crediamo, ha comportato problemi di salute. Negli Usa stiamo vedendo un sacco di problemi di salute provocati dagli Ogm: disturbi gastrointestinali, problemi al sistema immunitario come allergie e asma, malattie autoimmuni, diabete, patologie infiammatorie e disturbi della riproduzione come infertilità.  E vediamo anche che tali malattie possono regredire nell’uomo e negli animali quando passano a un’alimentazione priva di ogm. In Europa la valutazione è più difficile perché la gente viene esposta agli ogm attraverso i prodotti animali. Si vedono comunque già i danni sugli animali; abbiamo visto danni a pressochè ogni organo e sistema negli animali, crescita di cellule potenzialmente cancerogene; cervelli, fegati e testicoli più piccoli, organi infiammati, danni a fegato e reni eccetera. Ma non conosciamo l’impatto sull’uomo quando mangia animali malati. Inoltre gli animali alimentati con ogm hanno anche deficit nutritivi, poiché il Roundup si lega ai nutrienti nella pianta rendendoli indisponibili.  Gli animali mangiano cereali e vegetali trattati con Roundup, quindi cibo non nutriente.

D: Ma se gli ogm sono così pericolosi come dice, perché il loro mercato continua ad aumentare?

JS: A crescere sono le vendite di prodotti non-ogm, che stanno crescendo più velocemente di ogni altro prodotto. Il presidente della Whole Food Market ha dichiarato al giornale Usa Today che quando persone terze verificano che un prodotto è veramente senza ogm, le sue vendite aumentano dal 15 al 30%.  Siamo al punto critico soprattutto in Europa.  La richiesta di prodotti non-ogm aumenta perchè la gente teme per la propria salute e questo ha fatto sì che siano state approvate leggi sull’etichettatura anche in Connecticut e in Maine. C’è un forte movimento anti-ogm e noi crediamo che che possa portare alla loro eliminazione.

D: Ma società come la Monsanto sono sicuramente al corrente delle ripercussioni e dei pericoli. Quindi cosa c’è dietro?

JS: Confermo quanto lei ha detto: ho parlato con uno scienziato che lavora per Monsanto e ha confermato quanto già sappiamo e cioè che quando sono emersi i danni sui topi del mais Monsanto, hanno riscritto gli studi per nascondere le prove. Mi ha anche detto che gli studi della Monsanto sull’ormone bovino della crescita hanno riscontrato nel latte così tanto IGF-1, un ormone che favorisce l’insorgenza del cancro, che tre scienziati dopo quell’esperimento hanno smesso di bere latte, anche quello biologico. Ho parlato con una persona che era a San Francisco alla conferenza del 1999 e ha sentito un consulente Monsanto domandare ai dirigenti qual era il loro futuro ideale nei successivi 15-20 anni. E quelli hanno descritto un mondo dove il 100% di tutti i semi sul mercato erano geneticamente modificati e coperti da brevetto. Questo darebbe alla Monsanto e alle altre industrie del biotech il controllo completo su tutte le riserve di sementi del mondo e quando si ha il controllo del cibo si ha il controllo di tutto. Vogliono introdurre la tecnologia “terminator” per rendere i semi sterili e sarebbe la rovina di quell’1,4 miliardi di agricoltori che ancora preservano i loro semi. Vogliono che tutti gli agricoltori del mondo acquistino i semi dal catalogo della Monsanto, rigorosamente ogm. Vogliono sostituirsi a ciò che si è ottenuto in miliardi di anni di evoluzione in nome del profitto e del potere.

D: Riguardo ai terreni, la penetrazione del genoma geneticamente modificato nell’ecosistema agricolo è reversibile? O è troppo tardi?

JS: Noi sappiamo che i geni possono trasferirsi dai cereali ogm ai micro-organismi del terreno e agli animaletti che in quei suoli vivono. Inoltre il Roundup viene spruzzato su milioni di acri in quantità enormi; distrugge i batteri utili del terreno che forniscono nutrimento alle piante e favorisce I batteri patogeni; infatti oltre 40 malattie delle piante sono in aumento negli Usa. Può restare nel terreno per anni, anche per decenni. E’ un problema enorme; poi c’è la tossina BT, prodotta nel mais e nel cotone. E’ stata pensata per aprire piccoli buchi negli stomaci degli insetti per ucciderli e ora si è scoperto che apre buchi anche nelle cellule umane, passa attraverso le pareti cellulari e in qualche modo entra nella circolazione sanguigna. E’ stata trovata nel 93% delle donne gravide studiate e nell’80% dei feti non nati. La tossina BT si lega anche al terreno, può finire nei fiumi e colpire l’ecosistema marino

Ovviamente,come sempre, ci saranno assertori e detrattori. Io,che sono nato in campagna vedo un po’ le cose reali: Campi sterminati di Mais,Api che stanno scomparendo,Uccelli,piccoli roditori,insetti vari che stanno facendo la stessa fine.

Ma ve le ricordate le rondini? 

Io vedo la distruzione di colture e delle Culture tradizionali dei luoghi nel Mondo, a favore di culture intensive per mangimi di allevamenti  animali, oli per alimenti a basso costo,combustibile e quant’altro fa profitto immediato. Vedo la strafottente imposizione di pochi contro chi ,con la Terra ci vive e non ci lucra.

E’ questo il progresso?

 

 

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Io non vorrei ci fosse lo zampino dei soliti noti, tipo Monsanto&Co. Sta di fatto che la banana Cavendish,la piu’ diffusa,sta scomparendo dal Globo. Mi auguro vivamente di no e che cio’ non sia una delle solite conseguenze a cui,negli ultimi anni,siamo abituati ad assistere: La distruzione di specie vegetali a favore della nascita di un nuovo ceppo con i superpoteri atto a sopravvivere ai vari funghi e batteri,prodotto e commercializzato dai soliti noti. Mi auguro davvero di no ,in questo caso,sarebbero davvero giustificate le parole di Vladimir Putin quando dichiaro’ apertamente:

«Monsanto e Syngenta, stanno per azzerare la vita sul nostro pianeta, per contrastarle sarei disposto anche ad innescare una guerra»

e sta conducendo una campagna totale contro  le sementi trattate con insetticidi neuro-attivi come i neonicotinoidi, di cui la Monsanto e la Syngenta detengono i brevetti, che stanno travolgendo la biodiversità del pianeta. A farne le spese in maniera catastrofica sono le api ed altri insetti impollinatori.

Il ceppo Tropical Race 4 (TR4) di Fusarium oxysporum, che causa la malattia di Panama nelle banane Cavendish, sta minacciando sempre più seriamente la produzione globale di banane.
A seguito dei focolai rilevati poco più di un anno fa in Giordania e Mozambico, il TR4 si è infatti diffuso in Pakistan e Libano e, da qualche settimana, anche in Australia (Queensland). I campioni di piante sintomatiche del Pakistan e del Libano sono stati analizzati dal Wageningen UR, Università pubblica dei Paesi Bassi con annesso Istituto di Ricerca, in collaborazione con Asim Agriculture Farm (Pakistan) e Debbane Group (Libano), ed i risultati di queste analisi sono stati pubblicati il 31 marzo sulla rivista Plant Disease.

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I rinvenimenti di piante infette in Pakistan e Libano

Hadi Bux Laghari, della Asim Agricoltura Farm ha rilevato piantagioni di banane con sintomi sospetti di appassimento e ha quindi deciso di lanciare un appello su un forum online. Lo scienziatoGert Kema, del Wageningen UR si è offerto di analizzare campioni della pianta. Dopo diversi step sperimentali, che hanno riguardato la diagnosi del DNA, l’isolamento del fungo e l’infezione di piante di banane sane in una serra dell’Università olandese, il gruppo di lavoro guidato da Kema ha concluso che il TR4 aveva effettivamente raggiunto il Pakistan e che vi sono grandi rischi di diffusione, in quanto il patogeno è stato rilevato in una zona soggetta a inondazioni e molto vicina all’India, il più grande Paese produttore di banane al mondo, con una produzione annua di circa 30 milioni di tonnellate.
Il TR4 è stato diagnosticato anche nel Lidano, a seguito dell’allarme lanciato dall’azienda Debbane Freres che ha inviato al Wageningen UR dei campioni prelevati in un’area produttiva di pochi ettari.

“Non è chiaro come la malattia sia arrivata in Pakistan, ma sappiamo che si diffonde molto rapidamente” ha dichiarato Gert Kema. “Mentre la zona infetta inizialmente era solo di 6 ettari, abbiamo constatato che sono stati colpiti sinora oltre 100 ettari. Questo è più di un problema locale: è una minaccia per l’intera regione”. Relativamente al Libano, “la presenza del patogeno è dovuta molto probabilmente al trasporto locale di piante infette provenienti dalla Giordania”.

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Il TR4 è ormai un problema internazionale

Recentemente, la FAO ha chiesto ai paesi produttori di banane di adottare misure di quarantenacontro l’ulteriore proliferazione della malattia e di realizzare una serie di azioni preventive, tra cui per esempio la formazione del personale per diagnosticare il fungo, migliorare il monitoraggio e le procedure di segnalazione.
Nel mese di dicembre 2014, gli esperti di FAO hanno inoltre discusso la situazione attuale e hanno chiesto di avviare un’azione globale contro il TR4. “La recente diffusione in Giordania e Mozambico, e ora in Pakistan, Libano e Australia, mette in evidenza che dovremmo considerare con urgenza possibili soluzioni di quarantena internazionale“, sottolinea Kema. “L’ulteriore espansione del TR4 può avere conseguenze devastanti sull’approvvigionamento alimentare, nonché sull’occupazione e la stabilità economica del settore internazionale delle banane”. Per questi motivi il team di Kema sta esaminando un numero elevato di banane per “trovare frutti resistenti al TR4 e identificare i geni responsabili. Ci sono molte varietà di banane locali oltre alla Cavendish; armati di questa conoscenza, possiamo iniziare a sviluppare banane resistenti insieme ai nostri partner

Sembra un gioco di parole ma ,nel nostro pianeta, grazie alle evoluzioni quasi terroristiche dell Homo Sapiens,siamo arrivati davvero alla frutta.

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Cosa piu’ assurda della parola assurdo. Expo 2015 dal ridondante motto :Nutrire il Pianeta, pare voglia assecondare i soliti noti della globalizzazione alimentare ,che poi sono quelli che fanno da sponsor, al posto di contadini che fanno dell eco-sostenibilita’ una bandiera.In parole povere, mangiate porcherie che e’ meglio e chi dice il contrario ,A CASA!!!!E per dirla tutta, cosa c’azzeccano Coca Cola e Mc Donald,principali sponsor di Expo, con il motto Nutrire il Pianeta,inteso come cultura gastronomica,agricoltura locale,tradizioni e amore per la terra?????

ecco i fatti ,di un altro mondo

Un nigeriano, due filippini e un ugandese. ‘Contadini critici’, rappresentanti di importanti movimenti internazionali, invitati al forum sul consumo equo e solidale, agroecologia, biodiversità patrocinato dal ministero degli Esteri. Bloccati dai consolati italiani, perché – denunciano gli organizzatori – “temono che possano fermarsi in Italia. Assurdo” Il Governo ne accoglie duemila al giorno di clandestini e qui si teme che possano fermarsi. Ma andate un po’—– Accanto  –  e forse anche un po’ in competizione – all’Expo dei mega padiglioni e dei capi di Stato, a Milano nei prossimi giorni inizia un altro Expo, attento ai temi della terra e del rispetto delle persone. Protagonisti i movimenti contadini di tutto il mondo che si battono per un consumo critico ed equo solidale del territorio e delle risorse. E’ l’Expo dei popoli che si tiene dal 3 al 5 giugno alla Fabbrica del Vapore di via Procaccini, forum internazionale della società civile con 150 delegati da 5 continenti per confrontarsi su idee e best practices già attive in tema di agroecologia, biodiversità, economia senza petrolio, finanza accessibile, accordi di libero scambio, speculazione finanziaria e land grabbing (fenomeno dell’accaparramento di terre). L’unico problema è che quattro delegati stranieri non riescono ad arrivare in città, bloccati alla frontiera come immigrati clandestini, anche se in realtà sono rappresentanti di importanti movimenti internazionali. Si tratta di un cittadino nigeriano, due filippini e un ugandese, tutti e quattro fermati dai consolati italiani nei rispettivi Paesi di provenienza perché privi del visto di ingresso, anche se tutti avevano invece l’invito al Forum col timbro del ministero degli esteri. Protesta Maso Notarianni, uno degli organizzatori: “Sono tutti invitati a un’iniziativa pubblica, organizzata mesi fa, col patrocinio del ministero degli Esteri e i relativi permessi. La burocrazia li sta trattando come persone che potrebbero fermarsi clandestinamente in Italia, ma si tratta di un errore grossolano e assurdo”.

Diritti umani e limiti del pianeta.
Il Comitato per l’Expo dei Popoli, che organizza l’evento, raggruppa oltre 50 ong italiane attive in diversi settori (tra cui Slow Food, Legambiente, Oxfam, Save the Children, Wwf e molte altre). “Nell’anno in cui le Nazioni Unite stanno definendo i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile e un nuovo Accordo globale contro il cambiamento climatico – spiega Giosuè De Salvo, portavoce del comitato – Expo dei Popoli vuole cogliere l’opportunità del tema posto da Expo 2015 per mettere al centro dell’agenda politica il rispetto dei diritti umani e dei limiti del pianeta. Il forum darà voce soprattutto ai rappresentanti dell’agricoltura a conduzione familiare e di piccola scala, esclusi dall’Expo ufficiale nonostante producano il 70 per cento degli alimenti consumati a livello globale e siano oggi giorno i principali investitori in agricoltura”. I movimenti contadini. All’Expo dei Popoli, infatti, parteciperanno i più importanti movimenti contadini di tutto il mondo, tra cui La Via Campesina, l’International Planning Committee for Food  Sovereignty, la Rete delle comunità del cibo di Terra Madre. Intenso il programma dei tre giorni, che prevede, dalle 9 alle 18, conferenze plenarie aperte al pubblico, speakers’ corner dove i delegati porteranno la propria testimonianza dal campo e tavoli di lavoro in cui le reti e i movimenti contadini condivideranno i piani di azione per il periodo 2015/2016, cercando di rafforzarsi a vicenda nel lavoro di pressione verso le istituzioni politiche nazionali e sovranazionali.
Spazio e vita a chi ama la terra , la rispetta e ne sa assaporare ,con semplicita’, i naturali frutti.

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pest Ormai e’ assodato,l utilizzo massiccio dei pesticidi nelle coltivazioni ,oltre agli ingenti danni ambientali ,alla flora e fauna, provoca danni persistenti ed anche mortali nell uomo. Monsanto e soci ,sostenitori a spada tratta del terribile accordo TTIP, che spero vivamente venga rigettato nelle fattorie americane,sono i principali responsabili di questo scempio.

DITE NO!!!SI ALLE COLTIVAZIONI ECO SOSTENIBILI

Che cosa sono i pesticidi?

I pesticidi di sintesi sono sostanze chimiche (o miscele di sostanze) usate in agricoltura per controllare le infestazioni di insetti, funghi, muffe o piante infestanti. Queste sostanze sono conosciute anche come fitofarmaci, agrofarmaci, antiparassitari.Vengono spesso divisi in categorie a seconda del tipo di infestante che combattono:

Insetticidi, per il controllo degli insetti nocivi.

Erbicidi, per il controllo delle piante infestanti.

Fungicidi, per il controllo dei funghi dannosi. Questi tre gruppi coprono un’ampia varietà di principi attivi, composti e marchi commerciali.

I pesticidi vengono anche catalogati in base alla loro classe chimica: per esempio, organofosfati (pesticidi OP), organoclorurati (pesticidi OC), carbammati e neonicotinoidi.

Possiamo entrare in contatto con i pesticidi in diversi modi:

• Con l’esposizione diretta al lavoro o a casa

• Attraverso il cibo che mangiamo

• Attraverso l’aria che respiriamo in aree agricole o urbane (durante o in seguito alla diffusione di pesticidi)

• Bevendo acqua proveniente da fonti superficiali o di falda contaminate dall’uso di pesticidi sui terreni agricoli

• Attraverso residui di pesticidi presenti nella polvere delle nostre abitazioni

Per le persone che non lavorano con i pesticidi o che non vivono in stretta prossimità di attività agricole o di orticoltura, il principale mezzo di esposizione è il cibo.

Pesticidi di ultima generazione Neonicotinoidi. Si tratta di una classe di pesticidi relativamente nuova. L’imidacloprid, per esempio, è stato commercializzato per la prima volta nel 1985. Queste sostanze hanno una struttura molto simile alla nicotina, con effetti negativi sullo sviluppo dei neuroni (Kimura-Kuroda et al. 2012). Applicati come spray sulle foglie, in forma granulare sul suolo o per il trattamento delle sementi, i neonicotinoidi sono fra gli insetticidi più diffusi attualmente utilizzati in agricoltura su mais, alberi da frutto, patate e molte altre colture. Hanno proprietà sistemiche, ovvero vengono assorbiti e si diffondono in tutta la pianta. La presenza di residui di neonicotinoidi è stata infatti accertata in ogni parte delle piante, inclusi il polline e il nettare. A causa della sospetta tossicità di queste sostanze per le api selvatiche e domestiche, la Commissione europea ha posto delle restrizioni al loro utilizzo.I principali neonicotinoidi includono: clothianidin; imidacloprid; thiamethoxam.

L’erbicida più diffuso Glifosato. È il principio attivo del Roundup (erbicida prodotto da Monsanto) e agisce attraverso l’inibizione di un particolare enzima delle piante. I suoi effetti sulla salute rimangono controversi, ma l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha recentemente classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per le persone” (classe 2A) (Guyton et al. 2015). Questa classificazione è basata su limitati riscontri sugli esseri umani (legati principalmente al linfoma non Hodgkin), ma su prove robuste per gli animali. Potenzialmente potrebbe anche causare interferenze al sistema endocrino in cellule umane e avere effetti sulla riproduzione (Gasnier et al. 2009, Cassault-Meyer et al. 2014). Il glifosato è ampiamente usato a livello globale e il suo principio attivo si trova in più di 750 prodotti destinati all’agricoltura, alla silvicoltura, all’applicazione urbana e domestica. Il suo impiego è nettamente aumentato con lo sviluppo delle colture “Roundup Ready”, piante geneticamente modificate (OGM) per essere resistenti agli effetti del glifosato.

Effetti sulla salute legati all’esposizione ai pesticidi Effetti derivanti dall’esposizione prenatale (fetale) e infantile

Negli esseri umani la fase dello sviluppo rappresenta un momento di particolare vulnerabilità agli effetti delle sostanze chimiche tossiche, inclusi i pesticidi (Box 4). L’esposizione ai pesticidi delle donne in gravidanza, e in alcuni casi l’esposizione dei bambini piccoli, è stata collegata a conseguenze negative per la salute dei bambini, che includono:

1. Peso e lunghezza ridotti alla nascita, e manifestazione di anormalità

2. Ridotte capacità cognitive

3. Alterazione del comportamento

4. Maggiore incidenza di leucemie e altri tumori

5. Maggiore incidenza di aborti

Questi impatti negativi sono stati riscontrati in bambini nati da madri che durante la gravidanza lavoravano con i pesticidi, ma gli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione ai pesticidi sono un problema più generale, sia per i bambini che vivono in un contesto rurale sia per quelli che vivono in città.

Neurotossicità Evidenze sempre più numerose indicano che l’esposizione prenatale ai pesticidipotrebbe avere effetti permanenti sul comportamento dei bambini e sulle loro capacità cognitive. Gli organofosfati, in particolare, sono stati oggetto di indaginedi 27 studi condotti su bambini esposti ai pesticidi in giovanissima età: tutti glistudi tranne uno mostravano effetti negativi degli organofosfati sullo sviluppo delcervello e del sistema nervoso dei bambini (Muñoz-Quezada et al. 2013).L’esposizione delle madri e dei bambini ai pesticidi è una fonte di rischio soprattuttonelle aree agricole. Uno studio condotto nella regione rurale della Salinas Valley, in California, ha documentato l’esposizione prenatale agli organofosfati attraverso i livelli riscontrati nell’urina delle gestanti (Bouchard et al. 2011).

Gli alti livelli di questi pesticidi nelle urine delle madri sono stati associati a uno sviluppo più modesto delle capacità cognitive dei bambini una volta raggiunti i sette anni . I figli delle donne più esposte avevano in media un deficit di sette punti nel quoziente intellettivo rispetto ai figli delle donne con l’esposizione minore.Nel nord dell’Equador la floricoltura in serra è intensiva e gli organofosfati sono diuso comune. Uno studio condotto su bambini tra i sei e gli otto anni, le cui madrilavoravano in serra durante la gravidanza, ha indicato deficit costanti nella velocitàmotoria e nella coordinazione, così come nelle funzioni mentali (London et al.Vulnerabilità dei più piccoli ai pesticidi tossiciI feti in fase di sviluppo nel grembo materno e i bambini molto piccoli possonoessere particolarmente vulnerabili agli effetti nocivi dei pesticidi tossici. Il feto,in particolare, a causa della complessità dei processi di sviluppo e al veloceritmo di crescita.Il sistema nervoso in fase di sviluppo può essere particolarmente influenzato da pesticidi neurotossici.

Tra i pesticidi nocivi per il sistema nervoso ci son ogli organofosfati (OP) e alcuni carbammati, piretroidi e neonicotinoidi. Molti diquesti pesticidi sono noti per la capacità di attraversare la placenta. Gli OP adesempio sono stati rilevati nel liquido amniotico che circonda il feto, mettendoa rischio il nascituro in un periodo di rapido sviluppo del cervello (Rauh et al. 2011).Il sistema immunitario nei feti e nei bambini piccoli non è ancora sviluppato e può subire anch’esso impatti negativi da parte delle sostanze chimiche.

I neonati e i bambini molto piccoli possiedono enzimi in grado di ridurre gli effetti dei pesticidi a livelli molto più bassi rispetto agli adulti. Ad esempio, livelliinferiori dell’enzima PON1 nei neonati rispetto agli adulti suggeriscono che i bambini piccoli potrebbero essere particolarmente vulnerabili all’esposizione di pesticidi organofosfati (Huen et al. 2012).Anche i lattanti sono a rischio perché il latte materno, che può venircontaminato dai pesticidi, rappresenta la loro unica fonte di nutrimento,mentre il metabolismo dei neonati non è abbastanza sviluppato per eliminarequesti agenti inquinanti (Corcellas et al. 2012). Inoltre, sia i lattanti sia i bambinipiccoli sono soggetti a rischi maggiori rispetto agli adulti perché le dosi,in proporzione al peso corporeo, sono maggiori a causa delle loro ridottedimensioni (Bouchard et al. 2011). j

Questi deficit sono stati messi in relazione con un ritardo nello sviluppo dei bambini compreso fra un anno e mezzo e due anni, anche per livelli di esposizione che non hanno avuto effetti acuti sulla salute delle madri. Gli organofosfati sono tuttora usati per il controllo delle piante infestanti anche nelle aree urbane. Fino al 2011 il pesticida clorpirifos è stato largamente impiegato nelle zone urbane: non a caso l’esposizione al clorpirifos delle donne in gravidanza e i potenziali impatti sui figli sono stati riscontrati in una grande città come New York (Ruah et al. 2011). Leucemia e altri tumori infantili .

Recenti studi scientifici indicano che i figli delle donne esposte ai pesticidi durante la gravidanza hanno un rischio maggiore di ammalarsi di leucemia (Alavanja et al. 2013). L’esposizione a certe sostanze durante i primi anni di vita potrebbe quindi rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo per vari tipi di leucemia infantile. Dato che il tasso di alcuni tumori nei bambini è in crescita dagli anni Settanta, la possibilità che l’esposizione ai pesticidi aumenti il rischio rappresenta un forte elemento di preoccupazione.

Alcune evidenze scientifiche indicano inoltre che l’esposizione ai pesticidi durante la gravidanza potrebbe aumentare il rischio di tumori alle ossa e al cervello dei bambini (Wigle et al. 2009). Anche l’esposizione ai pesticidi da parte dei padri, al lavoro o fra le mura domestiche, è stata associata a un maggior rischio di tumori al cervello nei bambini (Vinson et al. 2011). Flower et al. (2004) hanno individuato 50 tipi di tumori infantili (su un totale di 17.357 bambini esaminati) indicando un’associazione tra l’esposizione dei genitori ai pesticidi durante l’attività lavorativa e l’aumento dell’incidenza di tutti i tipi di tumore nei bambini, inclusi i linfomi (ad esempio il linfoma di Hodgkin).

Aborto e parti prematuri Bretveld et al. (2008) hanno effettuato uno studio in Olanda sulle donne impiegate nelle serre per la produzione di fiori, dove vengono regolarmente usate grandi quantità di pesticidi come abamectina, imidacloprid, metiocarb, deltametrina e pirimicarb. L’impiego di tutte queste sostanze è approvato dall’Unione europea, ma lo studio ha mostrato che il rischio di aborto per le donne impiegate nelle serre olandesi era quattro volte maggiore.

Pesticidi e danni al sistema nervoso

Molti pesticidi, in particolare gli insetticidi, sono progettati per attaccare il sistema nervoso dei parassiti. Queste sostanze possono però avere effetti neurotossici anche sugli organismi non-target, inclusi (in alcuni casi) gli esseri umani e altri mammiferi (Bjørling-Poulsen et al. 2008). Gli impatti sullo sviluppo neurologico dei bambini dovuti a una significativa esposizione ai pesticidi sono ben documentati. Il legame con alcune malattie neurodegenerative negli adulti è invece meno riconosciuto e si ritiene che l’insorgere di queste malattie possa essere dovuto a una combinazione di fattori ambientali e di predisposizione genetica.

Comprendere i meccanismi che sottostanno a questa interazione tra genetica e ambiente rappresenta un’importante sfida per il futuro (Baltazar et al. 2014).

Morbo di Parkinson

Il morbo di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più frequenti, caratterizzata dalla perdita di neuroni nel mesencefalo (substantia nigra). Le cellule responsabili della regolazione del movimento che si trovano in quest’area del cervello vengono disabilitate, provocando tremori, lentezza nei movimenti, problemi di equilibrio e in alcuni casi anche cambiamenti nel comportamento (Chillar et al. 2013). Le cause del morbo di Parkinson sono complesse: viene associato all’invecchiamento, al sesso e a fattori genetici, oltre che a fattori ambientali come l’esposizione ai pesticidi (Wang et al. 2014). Molti studi, tuttavia, hanno evidenziato che l’esposizione ai pesticidi a cui sono soggetti i lavoratori agricoli è statisticamente associata a un aumento del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson (Van Maele-Fabry et al. 2012).

Demenza e morbo di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza. I fattori genetici incidono fino al 70 per cento sul rischio di sviluppare la malattia. Altri fattori di rischio ben noti sono obesità, tabagismo, vita sedentaria, ipertensione e diabete (Ballard et al. 2011). Tuttavia evidenze crescenti indicano che l’esposizione ad alcuni pesticidi, nello specifico l’esposizione cronica agli organofosfati, potrebbe contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (Zaganas et al. 2013).

Altri impatti sul sistema nervoso La Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia rara che colpisce una o due persone ogni 100 mila e che comporta un rapido processo neurodegenerativo dei neuroni responsabili del movimento. Circa il 10 per cento dei casi ha un precedente familiare, ma si pensa che fattori ambientali come l’esposizione a solventi, metalli e pesticidi organoclorurati aumenti il rischio di sviluppare la malattia (Kamel et al. 2012). Anche l’intossicazione acuta da organofosfati potrebbe essere collegata all’insorgere della SLA, perciò è necessario effettuare ulteriori ricerche per quantificare l’esposizione umana alle diverse classi di pesticidi e la correlazione tra l’esposizione e lo sviluppo di questa malattia (Baltazar et al. 2014)

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