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Archive for the ‘papà’ Category

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Berky (Berckeley) 4.12.2003 – 31.10.2018

 

Occhi stanchi scavano solchi profondi

aratro che stravolge la terra più dura

 

Sono li.

 

Anche se ti giri li senti duri sulla nuca come sole d agosto

ti seguono,ovunque e comunque.

 

Berky cara, li conosco bene ormai e non posso farne a meno

Chi è quel tanghero che sa resistere a un sentimento vero?

 

Insieme attraverso una vita intera di piccoli minuti

infiniti e assorti

 

Passi su passi d’altri, irriconoscibili ai molti

eppur son li, anche adesso che cammino sul solito sentiero

li sento come risacca sotto piedi nudi o il camminare su ricci l’ autunno

impetuosi calpestano l anima

 

Vorrei dimenticare ieri sera e i tuoi occhi fissi nei miei

quante cose vorrei in un semplice minuto

 

Fremo, in una emozione non nuova

rivedo gli occhi di mio padre in quella notte

 

Sento, gelido, l’ identico soffio

ultima vita che scivola verso me.

 

Sono li e lo sono stato allora

enome fortuna,forse un merito, che ti ferma dal baratro della disperazione

non un sospiro ma regalo di amore puro

 

vivi! gridano quegli occhi stanchi

vivi! gridano gli occhi della piccola Bea che mi è accanto ora.

 

un uomo, un cane, forse,però

cosa volete raccontarmi?

chi non sa amare alla follia crea questa differenza

 

Ciao piccola bimba.

 

 

 

 

 

 

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Non Uccidere” non si applica all’omicidio di una sola specie, bensì a tutti gli esseri viventi e questo comandamento fu scritto nel cuore dell’uomo molto prima di essere proclamato sul Sinai.

 

 

Lev Tolstoj ha scritto immensi pensieri e narrato enormi storie, io raccolgo due piccole perle che descrivono una parte del suo animo, il quale,in questo caso, somiglia tremendamente al mio.

lettera alla cognata “ il mangiar carne”

Elena Andreevna,
la vostra indignazione all’idea degli animali torturati e uccisi per soddisfare l’avidità umana non è sentimentalismo bensì un sentimento fra i più leciti e naturali.
Ma non bisogna indignarsi al punto di odiare gli uomini per pietà verso gli animali, come dite voi; bisogna invece agire in conformità di ciò a cui vi spinge questo sentimento, e cioè non mangiare carne di qualsiasi essere a cui sia stata tolta la vita.
Sono convinto che nel prossimo secolo la gente racconterà con orrore e ascolterà con dubbio come i loro antenati ammazzavano gli animali per mangiarli.
Il vegetarianismo si diffonde molto rapidamente: a Londra, dove vent’anni fa non si poteva trovare cibo vegetariano, esistono già ristoranti vegetariani.
So, da intimi amici, che più di trenta persone hanno smesso di consumare la carne durante questi ultimi anni.
Vi avverto, tuttavia, che se smetterete di mangiar carne, incontrerete una fortissima resistenza, anzi un’irritazione, da parte dei vostri familiari, e vi verrà dimostrato con la scienza che la carne è indispensabile all’uomo e che vi danneggiate e vi create difficoltà domestiche.
Tutti noi abbiamo subìto tutto ciò, ma se non si agisce con convinzione, tutte le dimostrazioni rimarranno senza effetto, come rimarrebbero senza effetto le dimostrazioni che per mantenere la salute bisogna mangiare gli uomini.
Forse vi domanderete, oppure vi verrà detto: «Se non bisogna uccidere i polli e i montoni, perché allora sterminare i topi, gli scarafaggi eccetera?»
A ciò rispondo sempre che la compassione per gli animali è la più preziosa qualità dell’uomo e io (come uomo), sono tanto più felice quanto più la sviluppo in me. Sono contento di aver cominciato a compatire i polli, o montoni, i conigli, e né li mangio né li desidero, sono contento di compatire i topi, e li lascio scappare, invece di ammazzarli, e sarò contento quando compatirò le zanzare e le pulci.
I vegetariani dimostrano la superiorità del cibo senza carne per la salute (procuratevi i libri su questo —c’è quello di Bojdanov — e leggeteli); ma l’argomento principale e inoppugnabile è quello addotto da voi, il sentimento morale.
Vi auguro una lieta soluzione del problema che vi tormenta.

lettera “contro la caccia”

La caccia non è che un atto inumano e sanguinario, degno solamente di selvaggi e di uomini che conducono una vita senza coscienza, che non si armonizza con la civiltà e col grado di sviluppo a cui noi ci crediamo arrivati.
La caccia non è una forma naturale della lotta per l’esistenza, ma un ritorno volontario allo stato selvaggio.
La caccia era una occupazione naturale per l’uomo primitivo, mentre questa occupazione nell’uomo moderno civilizzato non fa che esercitare e sviluppare in lui istinti bestiali, che la coscienza riprova, e che teoricamente la nostra civiltà vorrebbe aboliti.
È poco probabile che fra i cacciatori se ne trovi uno che non provi, almeno per una volta, un principio di pietà per una delle sue vittime, ma che pure ogni volta non cerchi di respingere un tal sentimento considerandolo come una debolezza. Ed è così che è schiacciato il bocciolo appena schiuso della pietà, da cui potrebbe germogliare e fiorire quel sentimento più elevato e più perfetto, che è l’amore. In questo costante suicidio morale è il male supremo della caccia.
Noi siamo fieri del progredire della nostra civiltà, esaminiamo con soddisfazione ciò che consideriamo come suoi successi in tutte le branche della vita sociale, ma osserviamo pure che la nostra esistenza è spesso fondata sui principi più ingiusti e crudeli, e che l’umanità dell’avvenire ne parlerà con la stessa ripugnanza che noi proviamo oggi per la schiavitù e la tortura, come errori di altri tempi, che la civiltà ha abolito.
La pietà è una delle più preziose facoltà dell’anima umana. L’uomo, impietosendosi delle sofferenze di un essere vivente, dimentica se stesso e si immedesima nella situazione degli sventurati. Con questo sentimento si sottrae al suo isolamento ed acquista la possibilità di congiungere la sua esistenza a quella degli altri esseri.
La pietà, mentre addolcisce le sofferenze degli altri, è giovevole ancor più a colui il quale la prova.

 

Lev Tolstoj 1895

 

 

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Non c è che dire, sono giorni questi che respirano pace.
Quasi un armistizio sulla maleducazione, arroganza e menefreghismo che serpeggia quasi tutto l anno. Anche nelle parole,nei gesti della gente si avverte ciò.
Cammino quasi a fatica tra la tortuose contrade della città murata e si, vien da sorridere a tutti.
Sorridere a sconosciuti è un bel successo ,soprattutto per se stessi, si sorride pure agli animali ,ma pensa te.
Mi piace davvero questa situazione e penso sarebbe un traguardo importante trascinarsi tale euforia anche dopo questa “tregua”.
In questi momenti si pensa un po’ a tutti e a tutti si vorrebbe regalare qualcosa, simbolo di amore o gratitudine che sia.

C è frenesia, calpestio costante sui selciati e negozi che traboccano, proprio non si vuole dimenticare nessuno,almeno oggi. Ad essere sincero ,non ho mai collegato più di tanto le parole affetto con regalo.
Forse perché il più bel regalo è una cosa impalpabile, è il filo che collega l anima agli occhi.Quella calda sensazione di gioia immensa alla vista di un genitore, di un figlio,di un caro amico.
Io faccio parte di quelli che ne hanno perso un po’ di persone care. Perse visivamente ben s intende.
Son qui in questa bolgia e sorrido anche io ai passanti ma ,proprio in questi giorni, dentro me c è quasi sempre un gran trambusto. Perdere entrambi i genitori è un bel affare, credetemi, cosi come lo è perdere un amico e anche il proprio cane. Beh, io,da questo punto di vista ho fatto jackpot, li ho persi tutti.
“Dai, son passati anni,il tempo guarisce”. Può essere.
E poi guarire da cosa? Da ricordi di momenti felici?
Ma no,dai, son così rari, meglio non guarire mai da questa “malattia”.
Sembro un po’ imbecille, tutti intorno pensano ai vivi e io penso ai defunti.
Lo penso ,perché il sangue che scorre dentro me è il loro sangue ed è ancora vivo, parla e sussurra,non c’è niente di defunto. È il sangue del loro amore, di quando mi hanno generato in una fredda notte d inverno.
Eddai, son cose belle da pensare, i sorrisi di tua madre, il cavalluccio di tuo padre,il mattino del Natale con loro due a rimirarmi.Non posso e ,per dirla tutta, non voglio non pensarci.
Il tempo guarisce ma anche trasforma. Trasforma luoghi e persone e, molto spesso, sei li,solo in fronte al lago a fare stupidi confronti, di come potrebbe essere se, di quella volta che, se solo potessi.
Con i se non si va da nessuna parte e meglio proprio non provare a fare paragoni, meglio tenersi gelosamente i ricordi vissuti a piene mani, sono emozioni proprie del momento di vita di quel preciso tempo.Momenti che hanno regalato,insegnato e lasciato il loro profondo segno.
Pagherei una follia ,solo per un sorriso reale, e anche una sberla di mio padre o di una carezza protettiva di mia madre ma non sono in condizioni di pagare niente più di quanto mi serve per vivere, sicuramente, Loro, vogliono così.

Vogliono farmi ritornare al più semplice e spontaneo modo di vivere, proprio come al tempo di quando aprii gli occhi la prima volta e farmi sprofondare nell oceano di quel amore raro e vero che rende purpuree le guance,senza se e senza ma, e che purtroppo è scomparso un po’.

Buon Natale a Voi, Cari

 

 

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