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Archive for 25 dicembre 2010

Il 20 gennaio 1987 sono stato preso in ostaggio a Beirut e tenuto in cattività per 1.763 giorni, i primi quattro anni li ho trascorsi in totale isolamento. Sono tornato in libertà il 18 novembre 1991. Nessuno nega che incarcerare un innocente sia sbagliato. Eppure sta accadendo proprio adesso, e non solo per gli esseri umani, ma anche per le vittime più inermi. In tutta la Cina e nel resto del mondo, molti animali sono tenuti prigionieri per motivi di svago, per l’industria del circo.Questa crudeltà insensata è inflitta ad una varietà di specie, che sono tutte pensanti, esseri senzienti che meritano di vivere come vogliono, liberi e nel loro habitat naturale. Invece molti felini, che hanno una vita media tra i 15 e i 20 anni, sono costretti a vivere una vita dimiseria, sofferenza e paura. Alcuni amanti degli animali credono che gli animali nei circhi apprezzano essere osservati. Che lo trovano divertente, che siano al sicuro, ben nutriti, curati anche dai loro addestratori. Non è così. Gli animali non si esibiscono naturalmente nei numeri circensi, sopportano ampie eabusive sessioni di formazioneper perfezionare il numero prima di esibirsi davanti alla folla. Gli addestratori fanno di tutto per spezzare lo spirito degli animali e la loro dignità. Oltre ad essere frustati e picchiati, i leoni e le tigri possono avere denti strappati e sono privati dei loro artigli, che provocano dolore cronico, e potenzialmente fatali infezioni. Questo li rende innocui nei confronti degli addestratori che ne abusano.Addestratori che si compiacciono della gloria non appena la folla esulta del loro coraggio e del loro controllo, mentre gli animali, brutalizzati dalla nascita, fanno tutto il possibile per evitare un’ulteriore punizione come la sottrazione del cibo.Le persone dietro questi circhi hanno poco rispetto delle esigenze comportamentali, ecologiche e conservazionistiche degli animali e delle specie che rappresentano. Far eseguire trucchi umilianti e pericolosi agli animali dimostra solo al pubblico che gli animali possono essere controllati dal dolore e dalla paura. Non educa il pubblico al rispetto o all’empatia per gli animali e insegna agli spettatori, spesso bambini, niente più che la dimensione, forma e colore degli animali.

Gli elefanti sono i più grandi mammiferi terrestri, e i più potenti. Lasciati liberi, possono percorrere 80 km ogni giorno e hanno una vita media di 70 anni. Nella selva vivono tre volte più a lungo rispetto alla cattività. Per i più sfortunati è unaesistenza abbreviata e terrificante. Alla gente piace vedere grandi ed incredibili animali eseguire numeri, dicono. Ma se il pubblico sapesse che gli elefanti hanno eseguito questi numeri perché non farlo li porterebbe ad essere colpiti con ganci metallici appuntiti o ad una scossa elettrica, sarebbe comunque impressionato? Per dominare gli elefanti, gli allenatori iniziano le punizioni sui cuccioli. Li pestano, fino a che finalmente, gli elefanti realizzano ciò che ci si aspetta da loro: che i loro istinti naturali si rompano e, come con qualsiasi forma di tortura, o soccombano o muoiano.

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Sbiadiscono i colori e diventano piu’ rade le chiome degli alberi delle foreste italiane, soprattutto per colpa di smog e caldo. Ma, piu’ in generale, a far ammalare le piante ci pensano i cambiamenti climatici. L’allarme per la ”situazione preoccupante” dei nostri boschi viene dai risultati del progetto di respiro europeo Life+ ‘Futmon’ (Further development and implementation of an Eu-level forest monitoring system), presentato a Roma, co-finanziato dalla commissione Ue con 35 milioni per il biennio 2009-2010 (24 Paesi membri e 38 partner) a cui l’Italia partecipa con il Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il Cnr e il Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura), e un investimento di 3,5 milioni. Secondo lo studio – che ha l’obiettivo di creare una rete di monitoraggio a lungo termine sullo stato di salute delle foreste europee – vanno perse ”oltre il 30% delle foglie”, mentre i colori si sbiadiscono di ”quasi il 10%”. I segnali di allarme riguardano ”il 35% degli ecosistemi forestali” colpiti da ”agenti biotici”, riconducibili a parassiti, funghi, insetti e batteri. Una fetta di responsabilita’ chiama in causa anche gli ”agenti abiotici”, e cioe’ minacce principalmente riconducibili ”ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico”.

Fattori del ”degrado degli ecosistemi forestali” europei sono soprattutto smog, ozono, pulviscolo dell’aria e caldo. E anche se ”negli ultimi due anni non c’e’ stato un peggioramento”, anzi le conifere mostrano ”un sostanziale miglioramento” rispetto alle latifoglie (querce e castagni gli alberi piu’ danneggiati), i polmoni verdi sono colpiti da ossidi di azoto e ozono: i primi, derivanti dalla combustione dei motori a scoppio e dalle attivita’ industriali, ricadono al suolo con le precipitazioni modificando le caratteristiche del terreno; l’ozono invece diventa ”nocivo, insieme al pulviscolo atmosferico”, durante le calde giornate estive, provocando ”notevoli danni” e colpendo ”le specie piu’ sensibili”. Nel nostro Paese – in base ai recenti dati dell’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio – ci sono circa 12 miliardi di alberi (pari a 200 piante e quasi 1.500 metri quadrati di bosco per ogni italiano) distribuiti su 10,5 milioni di ettari di superficie, per un volume di 1,2 miliardi di metri cubi di legno e una biomassa di oltre 870 milioni di tonnellate.

Numeri ‘verdi’ che consentono di ‘stoccare’ in questi serbatoi naturali circa 435 milioni di tonnellate di carbonio, per un risparmio economico di emissioni di ga serra pari a un miliardo di euro, rispetto agli impegni del protocollo di Kyoto. Il titolo dell’albero piu’ diffuso lo vince il faggio con oltre un miliardo di esemplari che puntellano gli Appennini; Liguria e Trentino sono le regioni con il tasso di boscosita’ piu’ elevato (60% del territorio), Toscana e Sardegna quelle con piu’ superficie. La maggior parte dei boschi (68%) e’ di latifoglie, mentre il 64% delle superfici sono di proprieta’ privata, e il 28,5% dei boschi ricade all’interno di aree naturali protette.

io faccio parte di una generazione fortunata che ha vissuto fioriture,autunni, ancora di assoluto splendore…ma coloro i quali verranno ?  Che bene che gli vogliamo,vero? …per lasciar loro questa nefasta eredità

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