Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for aprile 2015

foreste

Perche’ l uomo distrugge se stesso?

Distruggere le foreste per profitto e’ un atto criminale della peggior specie, un menefreghismo di pochi “capitani di industria”a scapito della moltitudine.

Industria della carne: le grandi multinazionali del fast food sono le prime della lista.Abbattono alberi in ciclo continuo per dare spazio alle coLtivazioni di mais OGM,alimento dei mega allevamenti_lager di bovini,suini,e quant’altro, per “soddisfare”,a detta loro,la fame nel mondo. In realta’ soddisfano le loro tasche e quelle dei loro amici di bigPharma che si arricchiscono con farmaci per il colesterolo e il diabete e con gli innumerevoli interventi operatori,piu’o meno invasivi-

Olio di palma: dire che e’una peste e’ un complimento- Questo maledetto olio,non proprio salutare, e’ utilizzato alla grande dalla maggiori industrie alimentari. Costo irrisorio e profitti alti.Milioni di foreste tropicali in fumo per ingrassare pochi eletti.

Insediamenti urbani e cementificazione

Riscaldamento globale e inquinamento atmosferico

BOICOTTATE TUTTE LE INDUSTRIE COLLEGATE A QUESTI FATTI.Documentatevi ,leggete le etichette ingredienti, evitate i loro cibi infernali,tutti i loro prodotti derivati dallo sfruttamento invasivo di risorse naturali,fermiamo questi distruttori del pianeta.

TRA IL 2010 e il 2030 potranno andare persi 170 milioni di ettari di foreste nel globo, una superficie pari a quella di Germania, Francia, Spagna e Portogallo messi insieme. L’allarme deforestazione, principalmente a causa del’espansione dell’agricoltura, viene lanciato dal Wwf in occasione del “Tropical Landscapes Summit” in corso a Giacarta, in Indonesia. Se il trend non si inverte, sottolinea l’associazione, entro il 2050 gli ettari persi potranno arrivare a 230 milioni mentre bisogna ridurre a zero questa perdita entro il 2020 per evitare cambiamenti climatici pericolosi e perdite economiche.

I dati sono contenuti nel rapporto “Living Forests Report: Saving Forests at Risk”, rilasciato oggi in occasione del vertice in Indonesia. Entro il 2030, si legge, undici luoghi in tutto il mondo – di cui dieci nei tropici – rappresenteranno oltre l’80% della perdita di foreste a livello globale. I polmoni verdi a rischio sono Amazzonia, Foresta atlantica e Gran Chaco, Borneo, Cerrado, Choco-Darien, Africa Orientale, Australia orientale, Greater Mekong, Nuova Guinea e Sumatra e il Bacino del Congo.In quest’ultimo si concentrerà la campagna di raccolta fondi del WWF Italia a maggio. Si tratta di aree che contengono la più ricca concentrazione di fauna selvatica al mondo, comprese le specie in via di estinzione, come oranghi e tigri, e sono tutti ambienti fondamentali per molte comunità indigene

leggi anche della lotta del popolo indigeno amazzonico,qui

leggi cosa comporta l inquinamento atmosferico per gli alberi,qui

la miopia politica nostrana sulle foreste italiane ,qui

Read Full Post »

Fatti e misfatti del business dell oro bianco

bufv

Legati e lasciati a morire di stenti, scaricati nei fiumi e nei corsi d’acqua per farli annegare; oppure soppressi a colpi di bastone e lasciati in montagna a marcire e a diventare cibo per gli animali selvatici. È il triste destino dei capi bufalini la cui colpa è quella di essere nati maschi, e quindi non produttori del preziosissimo latte utilizzato dai casari per produrre la mozzarella, orgoglio del Made in Italy in tutto il mondo. Un business di milioni di euro dove la catena produttiva è tutto ed un bufalo femmina è un tesoro da coltivare ed il maschio quasi un fastidio. L’ultima mattanza è avvenuta in località Cannito a Capaccio: tra sterpi e rovi sono stati trovati 12 piccoli, di cui solo uno di sesso femminile. Una strage in un territorio, la Piana del Sele, dove si registra la maggiore presenza di aziende zootecniche votate, appunto, alla produzione dell’oro bianco.

Costi e da eliminare. L’uccisione dei bufalotti da parte di allevatori senza scrupoli ha solo finalità economiche. L’allevatore non riesce ad ottenere nessun reddito da quel maschio senza latte; e alimentarlo fino all’età adulta ha un costo molto elevato. Il mancato guadagno spinge alcuni bufalari a disfarsi dei vitellini maschi appena nati; e spesso in modo cruento

La maniera più facile è scaraventarli nei corsi d’acqua. Per essere sicuri legano loro le zampe impedendo ogni possibile movimento. Una pratica purtroppo confermata dai tanti rinvenimenti di carcasse di animali nei fiumi che attraversano la Piana: i vitelli sono stati ritrovati ancora con un cappio al collo, quello utilizzato per trascinarli fino alla sponda del fiume da dove vengono lanciati in acqua ancora vivi. E poi la fine orribile che hanno fatto i 12 vitellini lasciati a Cannito: legati tra di loro e poi appesi ad un albero. Lasciati morire di stenti con la speranza che le carcasse sarebbero diventate cibo per gli animali selvatici. Ma ci sono pratiche di soppressione ancora più atroci. I maschi appena nati vengono strappati alla madre, soffocati direttamente in stalla ficcandogli la paglia in gola, sotterrati vivi, buttati nella fossa del letame.

Cosa fa l’Asl col Dna. I controlli del servizio veterinario in questi ultimi anni, per contrastare il fenomeno dell’abbandono e uccisione di capi bufalini maschi, sono stati rinforzati soprattutto nella Piana del Sele. In questo ultimo anno infatti il rinvenimento dei bufalini a Cannito è il solo accertato, o quantomeno quello con un numero di capi uccisi più cospicuo. E sono diminuiti i casi di scarico abusivo degli animali nei fiumi, nei canali e corsi d’acqua in genere. E questo perché i veterinari addetti ai controlli procedono con i prelievi del sangue degli animali morti per il recupero del Dna. Un elemento importantissimo che consente di risalire alla bufala, (e anche al toro che ha montato la bufala) che ha partorito quel vitellino e incastrare così l’allevatore che si è disfatto dell’animale. Solitamente gli animali vengono abbandonati non molto lontano dalle aziende. Nel caso di carcasse rinvenute in acqua vengono controllate tutte le stalle che insistono lungo il fiume. Gli allevatori rischiano di essere denunciati: la nuova normativa per il maltrattamento animali prevede il carcere

Mattanza per soldi. In un allevamento, mediamente, una bufala partorisce una volta all’anno: il 70% dei capi sono dei maschi, raramente la percentuale è del 50%. Pertanto, in un allevamento di 200 bufale nascono 140 maschi non produttivi. Appena nati vengono immatricolati e se l’allevatore segue la procedura legale, il vitellino viene portato al macello non prima però che siano trascorsi 10 giorni durante i quali, come prevede la normativa per il benessere animale, va comunque alimentato. Prima del termine fissato dalla legge, non possono essere allontanati dalla stalla: bisogna attendere l’essiccazione del cordone ombelicale. Un vitellino consuma circa 4 litri di latte al giorno per un costo di circa 5 euro. L’alimentazione prima del macello ha, quindi, un costo di circa 50 euro più 5 euro per immatricolazione e registrazione nella banca dati. Moltiplicato questo costo per 140 capi nati in un anno, si arriva ad una spesa di 7.700 euro annui in un allevamento di 200 bufale. Senza con tare che gli allevatori effettuano una ferrea selezione genetica dei tori per la rimonta delle bufale. Ogni anno vengono scelti all’interno dell’allevamento due capi maschi dalle bufale che risultano essere le più produttive. «L’obiettivo della selezione – spiega un allevatore – è quello di migliorare la genetica. Solitamente ogni anno si scelgono due tori per sopperire nel caso di sterilità o altre problematiche di capi già selezionati e utilizzati. Un toro viene utilizzato per l’attività di monta per circa otto anni». Su centinaia bufalotti solo il 10%, alla fine, viene utilizzato per la rimonta delle bufale. Il destino degli altri è irrimediabilmente segnato. Finiranno tutti al macello.

bufali

Cibo per cani e gatti. I capi bufalini che vengono macellati non vengono utilizzati per l’alimentazione umana ma sono destinati alla realizzazione di mangime per cani e gatti. La carne dei piccoli non è “matura” per il consumo umano. Il disciplinare prevede che il capo prima della macellazione debba raggiungere l’età adulta che comporta per gli allevatori dei costi. Quasi tutti decidono per la macellazione anche perché, per fare un esempio, affinché un bovino raggiunga il peso di 5 quintali occorre un anno e mezzo, due anni nel caso del capo bufalino. Se dal bovino si ricavano su cinque, tre quintali di carne, da un capo bufalino poco più di due quintali. «È una cosa tristissima – afferma il presidente di Legambiente, Campania Michele Buonomo – da ambientalista esprimo dolore per la sorte di questi bufalotti maschi condannati perché non produttivi. È un problema per il quale non si riesce a trovare una soluzione, non c’è mercato per la carne di bufalo. Bisognerebbe rinunciare alla produzione di latte e, quindi, alla mozzarella». Dura la condanna che arriva dall’associazione “Gabbie vuote di Firenze”, presieduta da Mariangela Corrieri, che chiede ai ministeri della Salute e delle Politiche Agricole «di attivarsi per far cessare lo scempio legale e morale delle uccisioni dei vitellini maschi, che le Asl locali effettuino i controlli periodici e i responsabili siano puniti severamente».

fonte La Città di Salerno

video inchiesta è stata condotta dall’organizzazione Four Paws International e diffusa in Italia dalla Lav

attenzione ,sconsigliato per persone molto sensibili

Read Full Post »

Un grandissimo Natalino Balasso vi illumina sulle sconcezze dei cibi correnti nei ristoranti e non.

Read Full Post »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: