Accadde che, finita una esposizione e durante il disallestimento, notai con un po’ di disappunto, ai margini di uno stand, un lembo di prato inglese . Evidentemente da un po’ non riceveva una goccia d acqua, infatti, il suo stato la diceva tutta sulla imminente tragica fine.
Buttato tra bottiglie di prosecco vuote e resti di tramezzini semi morsicati, aveva terminato il suo compito di abbellire un tecnologico stand, creando un contrasto tra la plastica e l’ alluminio delle strutture con lo scopo di assicurare una certa parvenza di “ambiente naturale”, irriverente parto di un designer di interni
Gia’ non sopporto l idea di questi lembi di prato e il loro ridicolo substrato, così come non sopporto gli abeti dentro i vasetti di natale: una vera condanna a morte. Così, mentre ero intento allo sgombero e pulizia dello spazio espositivo, fulgida e fulminea, un idea mi arpionò,peggio della fiocina di Capitano Hachab.
Primo, bisognava ridare vita. Secondo, perché non assolutamente dignitosa?
Potevo donare il lembo a qualche amico con giardino, poi pensai : si ma dopo,questo qui, continua a tagliarlo a 30mm appena accenna a crescere e magari ci fa cadere sopra colate di grasso da qualche stupido barbecue e magari liquido organico di varia natura.
No! Me lo porto sul mio balcone , lo ripianto in un buon terriccio e lo faccio vivere e crescere quanto cazzo gli pare. Magari ci metto assieme una buona compagnia così se la raccontano anche in santa pace.
Detto fatto.
Scelsi una umile piantina di salvia e li sistemai sul mio balcone.
Eccoli qui, ora , dopo un annetto circa, svernati al freddo e al gelo, risplendere di una bellezza assoluta, naturale ed effervescente come la natura tutta dovrebbe essere.
Ogni tanto, spesso, lo guardo e penso alla orribile fine che avrebbe fatto, giallo e rinsecchito in un compattatore e poi incenerito. Sarò stupido, ma li accarezzo pure e ,non ci crederete, ma quei sinuosi fili d erba e la profumatissima salvia , mi illuminano l animo regalandomi un senso di pace e di star bene.
Il che mi basta e avanza di un bel po’.
Ho regalato loro il nome di Salvia Ambientata.
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