Piombo, mercurio e idrocarburi: il mare di La Maddalena è fortemente inquinato, nonostante le bonifiche decise dopo i lavori per il mancato G8 costate 30 milioni di euro. Operazioni fantasma che al posto di ripulire acqua e fondali hanno addirittura ampliato la zona su cui intervenire: da sette ettari si è passati a dodici. A tracciare il quadro aggiornato della situazione è stato il sostituto procuratore del Tribunale di Tempio Pausania, Riccardo Rossi, da due anni titolare dell’inchiesta sulle bonifiche.
“Ci sono picchi di mercurio superiori anche dieci volte il consentito”.
“Vi è l’ipotesi – ha spiegato il sostituto procuratore – che buona parte della zona sia stata inquinata da errate manovre di bonifica, con diffusione del materiale inquinante rimosso, polveri sollevate e poi ricadute sul fondale”. Conclusi i campionamenti a mare, la procura verificherà anche lo stato delle spiagge. “Il nostro interesse – ha chiarito il Pm – è che la bonifica venga eseguita nel modo ottimale”.
Nell’inchiesta risultano indagati, per inquinamento ambientale, falso e altri reati, i rappresentanti dell’impresa alla quale la struttura di missione della Protezione civile, guidata allora da Guido Bertolaso, aveva affidato l’incarico di bonificare il tratto di mare dell’ex Arsenale e le ditte subappaltanti che lavorarono per il mancato G8 del 2009
hanno smesso di inquinare, perchè “distratti” ,poi,dal terremoto dell’Aquila.