Hanno mani piccole e dita veloci, che paiono fatte apposta per cucire e incollare con rapidità tessuti, plastica, piccole rifiniture. In India, Bangladesh e nei Paesi più poveri i bambini sono considerati forza lavoro pregiata. Sottopagati e senza tutele, possono essere sfruttati a pochi dollari al mese.
Condizioni di lavoro e vita disumane
L’ultima denuncia arriva dalla Cina, dove li hanno già battezzati gli “schiavi di Topolino”. Sono adolescenti cinesi con un’età variabile dai 13 ai 16 anni che lavorano 12 ore al giorno per confezionare i pupazzi con cui giocheranno i loro quasi coetanei di tutto il mondo.
Vengono impiegati negli stabilimenti senza le minime condizioni di sicurezza e di igiene. Una manodopera perfetta per chiudere le schiene, attaccare orecchie o code di Winnie The Pooh e degli altri personaggi che il colosso Disney produce in Cina.
A lanciare l’allarme, è stata la China Labour Watch (Clw), una ong americana contro lo sfruttamento minorile che ha pubblicato un rapporto in cui si denuncia le condizioni di lavoro in due stabilimenti nel Paese asiatico. Al loro interno, non solo vengono quotidianamente violati i regolamenti locali sul lavoro e il codice di autocondotta sottoscritto dal colosso americano del divertimento.
Lavorare per 11 centesimi all’ora
Sotto accusa sono finiti soprattutto gli orari insostenibili per qualunque lavoratore, figurarsi per un ragazzo di 14 anni. Come ha riportato il 10 novembre il britannico Independent, in media i piccoli operai assemblano giocattoli per i bambini dell’Occidente per otto ore al giorno, con una piccola pausa. Poi, alla sera, sono costretti a fare altre quattro ore di straordinario, quando dovrebbero invece starsene a casa a riposare o magari a guardare i film della Disney, esattamente come i bambini per i quali lavorano.
Secondo l’ong i baby-operai restano in fabbrica un totale di 76 ore alla settimana, fino a 330 in un mese, di cui 150 di “straordinario”, imposto. Rifiutare, infatti, non è un’opzione per gli schiavi di Topolino, visto che il risultato della “rivolta” sarebbe il licenziamento.
Ma quanto denaro riescono a far arrivare questi giovanissimi alle loro famiglie? Tolti vitto e alloggio, visto che non sono inclusi nel contratto, il loro stipendio è di 1100 yuan (121 euro) al mese, circa uno yuan all’ora (11 centesimi).
Dormitori affollati e igiene inesistente
Le condizioni igieniche dell’ambiente di lavoro sono altrettanto disumane. I ragazzi vengono muniti di guanti per proteggersi dal contatto con i materiali chimici che devono maneggiare. Ma non li indossano, perché questo impedirebbe di svolgere la loro mansione con uguale rapidità.
Il risultato è che spesso i giovani si ritrovano con infezioni alle mani che si portano dietro per tutta la vita, come “ricordo” di zio Walt. Sempre se riescono a sopravvivere ai dormitori in cui i loro datori di lavoro, o meglio sfruttatori, li ospitano. Sì, perché le fabbriche diventano anche la casa di questi ragazzi, il luogo dove trascorrono la maggior parte dell’adolescenza.
Dormono costretti in stanze stracolmedi altri “colleghi”, 12 ragazzi per dormitorio, in condizioni igieniche pessime. I pochi beni personali che hanno e i vestiti devono essere ammassati a terra o sui letti a castello. Mentre i bagni sono sporchi e sovraffollati.
In mensa la situazione non migliora: il menù è costituito da due piatti di verdure e uno meno abbondante di carne o pesce, «le cui porzioni sono ridotte al minimo, per non parlare della totale mancanza di igiene nella preparazione delle pietanze dove i ragazzi, spesso, trovano capelli e scarafaggi», si legge nel rapporto della Clw. Sono impensabili, in queste condizioni, corsi per la sicurezza all’interno degli stabilimenti, e tanto meno le esercitazioni per evacuare le strutture in caso di incendio.
La Disney, da parte sua, ha risposto alle accuse sostenendo di aver avviato un’inchiesta sugli stabilimenti. Ma la situazione è la stessa da anni nelle fabbriche cinesi che lavorano per il marchio di Topolino.
fonte Alessandro Carlini- lettera43.it