Eh già,ogni tanto bisogna chiederselo,anche se si preferisce allontanare questo calice e rimandare sempre ,quasi ad aver paura di qualcosa.Mai e poi mai aver paura di se stessi e di ciò che si è.punto a capo.
L’anno scorso ho battuto 60 autunni ,ve lo ricordate no? Per gli sbadati vi rimando al post kick off sixty divertente e simpatico.
Oggi,2017, é arrivato il momento:ho capito finalmente quello che farò da grande
La cosa é così semplice che non c era bisogno di passare 60 anni a pensarci su:
Quello che farò da grande sarà uguale a quello che facevo da piccolo. Facile no?
Nacqui in un contesto umile ,terzogenito ,quasi non voluto ,perché si aspettava una bimba.Invece no, i miei adorati genitori si abituarono presto al nuovo pargolo.Pargolo,vabbè,pesavo 5,9 kg e la mamma stava per soccombere sul tavolo della cucina ,vedete un po’.
Nacqui durante un radioso mattino d autunno,in un paesino di campagna ,tutto circondato di campi e boschi,boschi e campi. Ma secondo voi,ioooo, avrei preferito un freddo asilo alla vita di fattoria?
Naaaa,infatti, dopo il primo giorno d’asilo ero già afflitto da incazzatura perenne e bella tosta.La mia nonnina si arrese quasi subito e miei genitori si adeguarono di conseguenza.Una bella ed indimenticabile vittoria della mia vita.
Tutte le mattine si partiva e si facevano quei sette chilometri a piedi per raggiungere la bellissima cascina della Emma,amica d infanzia della mia nonnina.
Meraviglia delle meraviglie.
Oche da dirigere nei campi con un fuscello,uova freschissime da bere ogni giorno,saltare sul letame da spargere nei prati,fare il verso ai tacchini ,che rispondevano pure..uaohhh.Le dorifore che mangiavano i germogli delle patate,il granturco e le ciliegie,mamma mia che ciliegie aveva la Emma.
Ma chi si scorda Il carretto e il cavallone del Cosimo,per non parlare della mietitura del fieno,la faccenda mia preferita,anche perché potevo condurre il cavallo con le briglie.
Ma vi immaginate o no, che emozioni?
Il Fritz,un bastardino grigio fumoso dal pelo annodato,quasi saldato su stesso.
Fritz ,cane eroe,aveva perso un occhio per difendere il pollaio da una faina o volpe.Noi due avevamo instaurato un rapporto incredibile, anche se a dire al vero ,ho sempre avuto rapporti superbi di amicizia reciproca con gli animali. Quando morì di vecchiaia,piansi due giorni di fila.
Si passava tutto il giorno li e al tramonto si tornava a casa, con la mia nonnina che,immancabilmente ,si fermava a contarla su con le sue amiche che incontrava.Qualche volta,aleeee,si stava anche dormire.
Aria,cieli tersi e scuri,afa e tempeste,neve e ghiaccio e il vento impetuoso che veniva da Nord,tosto e crudo che facevi fatica a star li.
Cose semplici direte, per me no.Cose intense direi .
Adesso lo so cosa farò da grande.
Butterò tutto il superfluo,il difficile,l inutile,per riprendere la semplicità delle cose ed emozioni semplici.Gioco di parole che proprio non è.
Via tutto ciò che inquina,che arreca danni alla salute ,al mondo intero e alle sue innumerevoli vite.Mi sono imposto un periodo di tre anni massimo e poi dovrò tornare alla Terra.Lo sento che mi chiama ,quasi fossi suo figlio,forse anche perché l ho sempre amata e soprattutto rispettata.
Mi vedo li ,sdraiato su un manto verde a interpretare le nuvole,facendo attenzione a non schiacciare un fiore. A osservare e rispettare e venir gratificato da ciò,con frutti ,acqua,cibo.
Sognare – Core
Dicono che le nuvole finiscono
a me pare proprio di no
Sento germogli sussurrare sulla schiena
disteso nel verde ad occhi in su
Voci dicono di fermarsi
perché?
Quel che vedo oltre,è o non è
nessuno lo sa ,ma è parte di me.
Devo tornare,non so ancora bene dove. Molto probabilmente in un enormità di spazio ,lontato dal minuto cigolio di un macchinario,dall atroce veleno che l’uomo ha imparato a distribuire per riempire la sua ingordigia. Lontano,con un cavallo ed un asino, a sentir cantare i grilli d estate,e il batter del picchio su un faggio.
Partirò solo con i miei cani ,se saranno ancora con me, e con chi vorrá sprofondare in questa vita,non importa .L importante è che sarà.
E’una scelta difficile ed incomprensibile per un sacco di gente,ormai abituata e oserei dire soggiogata ,alla routine e alla comodità razionale del vivere moderno.
E’una scelta dalla quale non si torna più e si devono lasciare un sacco di cose e soprattutto persone,le quali,probabilmente non si rivedranno mai più,almeno in questa vita.
Cosi’ sarà,cari tutti,io non riesco e non voglio oppormi alla logica naturale del semplice e al richiamo della Terra.
Voglio proprio che i miei occhi si spengano appesi al cobalto di un cielo ,anziche verso una freddo soffitto bianco.
Il canto della Terra di Vladimir Vysotsky: (pics by Core)