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virus EBOLA

virus EBOLA

Il mondo,o meglio, la classe politica che dirige i vari stati va sempre ALLA ROVESCIA.Come ai tempi della peste rossa,dell AIDS,e delle varie patologie infettive ,serie e pericolose, che hanno attraversato il mondo intero,le cose si sanno con il contagocce e soprattutto non si prendono TEMPESTIVE contromisure.Sembra che priorita’ mondiali siano attivita’ lucrative su energie fossili,su profitti industriali sulla pelle di persone e natura,sulle guerre “sante o per giusta causa”,di qui e di la,o per altre futili ed inutili esigenze dove soldi e finanziamenti piovono a catinelle,mentre, per EFFETTIVE NECESSITA’legate alla salute MONDIALE e non locale,come pensano in tanti, si deve sempre elemosinare a capo chino.

Non vogliamo creare panico” la solita risposta del cazzo dei nostri politici. Panico no ma MORTI si?

Sentite solo quello che dice Margaret Chan, direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità:

L’Ebola un pericolo reale, potenzialmente catastrofico. E la comunità internazionale è chiamata a uno sforzo collettivo per arginare il virus. Perché l’epidemia, ha spiegato, avanza in Africa occidentale più velocemente della mobilitazione attualmente in corso per frenarla. “Gli effettivi del soccorso nazionale e internazionale sono tristemente inadeguati” ha dichiarato Chan nel corso di un summit regionale sulla situazione a Conakry, capitale della Guinea. “Le conseguenze – ha aggiunto – possono essere catastrofiche” ed è alto il rischio di propagazione del virus in altri Paesi. Considerando l’altissima mobilità delle popolazioni africane, regolare o clandestina, nessuno può sentirsi al sicuro.

Perche’ non esiste ancora un vaccino in grado di proteggere dal flagello. Il National Institute of Health americano, riporta Cnn, a settembre inizierà i primi test sull’uomo di un vaccino su cui sta lavorando da anni in diverse versioni del vaccino. Ma l’emergenza è adesso. Per questo l’agenzia federale, dopo aver ottenuto buoni risultati sui primati, ha chiesto di sperimentare almeno sugli operatori sanitari attivi nelle zone colpite le terapie allo studio.

Nel vertice di Conakry, l’Oms e i presidenti dei paesi africani colpiti dall’epidemia di Ebola, Guinea, Sierra Leone e Liberia, annunciano un piano urgente da 100 milioni di dollari, con cui organizzare il dispiegamento di “diverse centinaia” di operatori sanitari al fianco del personale medico già impegnato da mesi contro l’epidemia costata la vita finora a quasi 730 persone, 57 negli ultimi quattro giorni, con oltre 1300 casi accertati dall’inizio dell’anno. Il piano prevede anche un rafforzamento delle misure di prevenzione e di diagnosi e una maggiore cooperazione nei controlli alla frontiera.

Il racconto di quanto sta accadendo è da brividi. La presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ne ha parlato alla Cnn, descrivendo un Paese nel panico. “Ci sono cadaveri. I liberiani ora sanno che è una cosa seria. Sanno che è una questione di vita o di morte. E ora iniziano a reagire”. Ma la situazione è “estremamente grave – sottolinea la presidente liberiana – siamo vicini alla catastrofe”. Anche la signora Ellen Johnson Sirleaf sottolinea che la dimensione del problema “non è solo della Liberia, della Sierra Leone o della Guinea. E’ un problema internazionale”, esprimendo alla Cnn la sua riconoscenza nei riguardi dei medici e degli infermieri che stanno lottando sul campo contro la diffusione della malattia. “Ma serve un ulteriore sostegno”, ha concluso.

COSA E’?

L’ebola è un virus appartenente alla famiglia Filoviridae estremamente aggressivo per l’uomo, che causa una febbre emorragica. Il primo ceppo di tale virus fu scoperto nel 1976, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Finora sono stati isolati quattro ceppi del virus, di cui tre letali per l’uomo. Fin dalla sua scoperta, il virus ebola è stato responsabile di un elevato numero di morti.[1] Verosimilmente il virus viene trasmesso all’uomo tramite contagio animale. Il virus si diffonde tra coloro che sono entrati in contatto con il sangue e i fluidi corporei di soggetti infetti. Considerati l’alto tasso di letalità, la rapidità del decesso, la localizzazione geografica delle infezioni (frequentemente in regioni isolate), il potenziale epidemiologico tuttavia è considerato di basso livello.

L’ebola pare essere un virus zoonotico fra le popolazioni di gorilla di pianura dell’Africa centrale. Nel 2005, tre specie di pipistrelli sono state identificate come portatrici del virus ma, non mostrando i sintomi, sono state ritenute ospiti naturali, o riserve virali.

La febbre emorragica dell’ebola è potenzialmente mortale e comprende una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato e a volte emorragia interna e esterna. Il tasso di mortalità è estremamente alto, variabile dal 50 all’ 89% secondo il ceppo virale, e un trattamento tramite vaccino non è tuttora disponibile. La causa della morte è solitamente dovuta a shock ipovolemico o sindrome da disfunzione d’organo multipla.

Potenzialmente il virus potrebbe essere utilizzato come arma biologica: come agente di bioterrorismo, il virus è classificato di categoria A. La sua efficacia come agente di guerra biologica tuttavia è compromessa proprio dall’elevata mortalità e dal livello di contagio: un’epidemia tipica potrebbe diffondersi attraverso un piccolo villaggio o ospedale, contagiando l’intera comunità senza poter trovare altri ospiti potenziali, morendo quindi prima di raggiungere una comunità più ampia.

È significativo che nessuno dei ceppi di ebola noti abbia una trasmissibilità di tipo aereo; solo il tipo ebola Reston (dalla città di Reston, Virginia, dove fu identificato in un tipo di scimmia) sembra sia di tipo aereo.

I sintomi sono variabili e compaiono improvvisamente. La sintomatologia iniziale comprende febbre alta (almeno 38,8 °C), cefalea, mialgia,artralgia, dolori addominali, astenia, faringite, nausea e vertigini. Prima che venga presa in considerazione un’epidemia virale, questi sintomi precoci vengono confusi facilmente con le manifestazioni della malaria, della febbre tifoide, della dissenteria, dell’influenza, o di altre molteplici infezioni batteriche, le quali provengono da fonti molto meno letali. L’ebola progressivamente è in grado di causare sintomi di più grave entità, come diarrea, feci scure o sanguinolente, vomito scuro dall’aspetto a “fondo di caffè”, occhi rossi dilatati con presenza di aree emorragiche sullasclera, petecchie, rash maculopapulare e porpora. Altri sintomi secondari includono ipotensione, ipovolemia, tachicardia, danni agli organi (soprattutto a reni, milza e fegato) come risultato di una necrosi sistemica disseminata e proteinuria. L’emorragia interna è causata da una reazione tra il virus e le piastrine che dà luogo a varie rotture nelle pareti dei vasi capillari. Occasionalmente si presentano sanguinamenti interni o emorragie esterne orali e nasali e, in alcuni casi, provenienti dai fori d’accesso degli aghi per siringhe non ancora completamente chiusi. L’ebola virus può influenzare il numero di globuli bianchi e piastrine, innescando fenomeni trombotici. Più del 50% dei pazienti sviluppa fenomeni emorragici. La metodologia diagnostica relativa all’ebola include test urinari e sulla saliva. Il margine di tempo tra l’insorgenza dei sintomi e la morte si aggira intorno ai 7-14 giorni. A partire dalla seconda settimana di infezione, si assiste ad una riduzione dell’iperpiressia o all’innescarsi di una sindrome da disfunzione multiorgano. Il tasso di mortalità è alto, tra il 50 e il 90%. Le cause principali di morte sono lo shock ipovolemico e la MODS (Multiple Organ Dysfunction Syndrome).

La replicazione dei filovirus viene favorita da un’ampia tipologia di organi e strutture cellulari quali gli epatociti, le cellule epiteliali, i fibroblasti, lecellule reticolari e le cellule adrenocorticali.Più in particolare, la sensibilità delle cellule endoteliali è verosimilmente la causa dei sintomi tardivi dell’infezione, come l’emorragia e lo shock ipovolemico.

Diagnosi

L’ebola è diagnosticata tramite test ELISA (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay). Tuttavia il metodo diagnostico produce risultati ambigui durante le fasi non epidemiche.

Dopo il caso di Reston, il Dr. Carl Johnson del CDC analizzò gli indiani San Blas dell’America Centrale, i quali non avevano nessuna storia di infezioni virali di ebola, ma che mostrarono il 2% di positività. Ulteriori ricerche effettuate sui nativi americani dell’Alaska mostrarono una percentuale di positivi analoga. Per contrastare i falsi positivi un test più complesso basato sul sistema ELISA fu sviluppato da Tom Kzaisek negli USAMRIID che venne in seguito migliorato con l’analisi mediante anticorpi in immunofluorescenza.

Trasmissione

 

Tra gli esseri umani, il virus viene trasmesso mediante il contatto diretto con i fluidi corporei infetti, oppure, in minor proporzione, per via epidermica o per contatto con le membrane mucose. Il periodo di incubazione può variare dai 2 ai 21 giorni, ma generalmente è di 5–10 giorni.

Sebbene la trasmissione virale per via aerea tra le scimmie sia stata dimostrata nel corso di un’epidemia accidentale verificatasi in laboratori americani situati in Virginia, vi è una scarsa evidenza di trasmissioni aeree da uomo a uomo in ciascuna delle epidemie registrate . L’infermiera Mayinga N’Seka rappresenta un caso isolato. L’occasione in cui contrasse il virus rimane tuttora sconosciuta. Le infezioni di ebolavirus su pazienti umani sono state documentate in casi di contatto con scimpanzé infetti, gorilla e antilopi della foresta, avvenuti in Costa d’Avorio, nella repubblica congolese e in Gabon. Anche la trasmissione virale del tipo ebola Reston è stata registrata a causa del contatto con scimmie cynomolgus (Macaca fascicularis).

Finora, tutte le epidemie di ebola sono avvenute in strutture ospedaliere inadeguate, dove i protocolli di igiene e sterilizzazione sono un lusso o rappresentano pratiche sconosciute al personale, e dove gli aghi monouso e le autoclavi non esistono a causa dei costi eccessivi. Nei moderni ospedali, forniti di strumentario monouso e favoriti dalla conoscenza dei protocolli di base in ambito igienico-sanitario, l’ebola non si è mai manifestato su vasta scala.

Nelle prime fasi l’ebola sembra non essere estremamente contagioso. Il contatto in fase precoce con individui colpiti sembra non causare la malattia. Come la malattia progredisce, i fluidi corporei presenti nella diarrea, nel vomito e nel sangue rappresentano un rischio biologico estremo. A causa della carenza di strumentario appropriato e di protocolli igienico-sanitari, le epidemie su vasta scala scoppiano nelle aree più povere ed isolate prive di ospedali moderni e di personale addestrato. Molte delle aree dove persistono le riserve virali hanno queste caratteristiche. In alcuni ambienti basterebbe cessare la condivisione degli aghi o il loro riutilizzo senza le adeguate procedure di sterilizzazione, isolare i pazienti e osservare rigidamente le procedure infermieristiche che prevedono l’uso di mascherine, guanti, occhiali e camici monouso. Procedure igieniche, queste, che dovrebbero obbligatoriamente essere fatte osservare a tutto il personale medico e a chiunque abbia a che fare con il paziente.

È piuttosto improbabile che l’ebola possa svilupparsi con caratteristiche pandemiche a livello mondiale, per via della sua difficoltà a diffondersi per via aerea e a causa del lasso di tempo in cui il virus assume caratteristiche contagiose atte alla diffusione, in comparazione con altre malattie infettive. In situazioni di isolamento come nelle aree ospedaliere di quarantena o nei villaggi remoti, la maggior parte delle vittime vengono infettate rapidamente a seguito della presenza del primo caso infettivo. Inoltre, l’instaurarsi di sintomi precoci dal momento in cui la malattia diviene contagiosa rende remota l’eventualità che un individuo colpito sia in grado di effettuare viaggi permettendo lo spostamento del contagio. Poiché i cadaveri sono infetti, alcuni medici adottano misure preventive affinché le sepolture avvengano in sicurezza contrariamente ai rituali funebri tradizionali diffusi in quelle aree.

Terapia

Non esiste un protocollo standardizzato di trattamento per la febbre emorragica da ebolavirus. La terapia primaria è unicamente di supporto e comprende procedure invasive ridotte al minimo: bilancio degli elettroliti, poiché i pazienti sono frequentemente disidratati, ripristino dei fattori di coagulazione per arrestare il sanguinamento, mantenimento dei parametri ematici e di ossigenazione, trattamento delle complicanze infettive. Il plasma dei convalescenti (coloro che sono sopravvissuti all’infezione di ebola) sembra essere promettente come terapia. La Ribavirina è inefficace. Anche l’Interferonenon pare dare risultati. Nelle scimmie, la somministrazione di un inibitore dell’emocoagulazione (rNAPc2) ha mostrato qualche beneficio, preservando il 33% degli animali infettati da una infezione al 100% letale per le scimmie (sfortunatamente, questa terapia è inefficace sugli umani). Agli inizi del 2006, studiosi dell’USAMRIID (Istituto statunitense di ricerche mediche sulle malattie infettive dell’esercito) annunciarono il 75% delle guarigioni in scimmie rhesus infettate con ebolavirus a cui era stata somministrata terapia antisenso.

Il 7 aprile 2014 un gruppo di ricerca dell’ Istituto di Biologia molecolare della Facoltà di Medicina dell’Università di Hannover in Germania, pubblica uno studio dove suggerisce l’uso dei farmaci: amiodarone, dronedarone e verapamil come possibili bloccanti l’ingresso del virus nella cellula umana. Infatti, l’amiodarone è un inibitore dei canali multi-ionici e anche un antagonista adrenergico, mostrando per questo di essere un potente inibitore dell’ingresso nella cellula dei filovirus a concentrazioni che sono regolarmente raggiungibili nel siero umano durante la somministrazione con farmaci antiaritmici. L’amiodarone agirebbe anche sugliarenavirus come il virus Guanarito. Un meccanismo simile è stato ipotizzato anche per il verapamil e il dronedarone.

In uno studio pubblicato su Nature il 17 aprile 2014, Warren et al. descrivono le proprietà antivirali di un nuovo analogo sintetico dell’adenosina, BCX4430, una piccola molecola sintetica farmaco-like che fornisce protezione dai virus di Ebola e di Marburg in diversi modelli animali. L’attività antivirale di questa molecola, che agisce come inibitore della RNA polimerasi virale, si espleta contro numerosi virus, tra cui: buniavirus, arenavirus, paramixovirus, coronavirus e flavivirus.

Vaccini

Sono stati prodotti vaccini sia per l’ebola che per il Marburg virus che al 99% sono risultati efficaci nella riduzione degli effetti dell’infezione virale nelle scimmie. Questi vaccini sono derivati da DNA ricombinante, virus della stomatite vescicolare o da Adenovirus ricombinante che trasportano le proteine virali sulla loro superficie. Recenti sperimentazioni nella produzione di vaccini umani, come quello del NIAID nel 2003, non hanno sortito alcun successo. Il problema maggiore con i vaccini è che fintanto che la somministrazione avviene nel corso dell’esordio sintomatologico (1-4 giorni dopo la manifestazione), la compromissione organica sarà sempre troppo avanzata affinché possa avvenire una guarigione: la rottura di arterie e capillari e altri sintomi potrebbero causare danni mortali o traumatizzare seriamente il paziente.

 

CARI GOVERNANTI, HURRY UP!!!!!!!!!!!

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